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In questo numero

Post-Porn Reluctance: The Case of Bruce LaBruce

domenica 10 Aprile, 2011 | di Matteo Nicola Bottino
Post-Porn Reluctance: The Case of Bruce LaBruce
Festival
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FilmForum Udine/Gorizia 5-14 aprile

Rappresentare il non rappresentabile, mostrare il proibito
Nell’ambito del workshop Cartography of Pornographic Audiovisuals del FilmForum, Marc Siegel ha analizzato la figura eclettica e la poetica cinematografica dello scrittore/attore/regista/fotografo canadese Bruce LaBruce

Indipendente, avanguardista, underground, controverso, pornografico sono solo alcuni dei tanti aggettivi con cui si è cercato negli anni di catalogare e definire il cinema di Bruce LaBruce, nonostante sfugga e rifiuti programmaticamente categorie, generi, regole tradizionali e ben definiti. In realtà, come recita il titolo del suo memoriale autobiografico, LaBruce ama definirsi un “pornografo riluttante” e forse la definizione più appropriata e calzante per il suo cinema è quella di “post-porno”, termine che raggruppa una nuova tipologia di porno anticonvenzionali, di cui proprio LaBruce è stato pioniere, che superano e sovvertono il canonico punto di vista presente nella pornografia dominante per “dare voce all’immaginario di tutti quei soggetti esclusi, marginalizzati, umiliati dalla pornografia maschilista funzionale al mercato e alla riproduzione della divisione binaria dei generi”.
Esponente attivo della scena punk canadese, infastidito dall’omofobia e dall’omosessualità repressa presenti in quell’ambiente, a metà degli anni ’80 Bruce LaBruce fonda e dirige, insieme a G.B. Jones, una fanzine chiamata J.D.s. che dà vita al movimento culturale, artistico e sociale noto come queercore. Sulle pagine della rivista immagini pornografiche gay e lesbiche si uniscono a elementi di critica femminista.
Durante la seconda metà degli anni ’80, LaBruce passa al cinema, scrive, dirige e interpreta brevi film sperimentali in Super 8 e nel 1991 realizza il suo primo lungometraggio, No Skin of My Ass, storia della relazione tra un parrucchiere punk, interpretato dallo stesso LaBruce, e un giovane skinhead. Grazie alla forza provocatoria delle scene esplicite di sesso gay e dei suoi contenuti politici radicali, No Skin of My Ass esce dai confini ristretti della scena punk, rendendo il nome di LaBruce noto nell’ambito del cinema indipendente internazionale.
Recentemente, con i suoi due ultimi lungometraggi, Otto; or Up with Dead People (2008) e L.A. Zombie (2010), il percorso autoriale di LaBruce subisce una nuova, ulteriore evoluzione in cui il porno gay si mescola all’horror splatter sugli zombi. In particolare con L.A. Zombie, LaBruce ribalta  due grandi stereotipi: il primo, di natura squisitamente cinematografica, riguarda il personaggio dello zombie, interpretato dalla star del porno gay francese François Sagat, che più rappresentato come portatore di morte e contagio ma, al contrario, come una figura cristologica, e al tempo stesso demoniaca, in grado di riportare in vita i cadaveri di uomini e giovani ragazzi attraverso rapporti sessuali; il secondo, di natura socioculturale, riguarda il cliché, diffusosi in larga parte della nostra società a partire dagli anni ’80, dell’omosessuale come portatore dell’AIDS.
Dopo aver assistito a questo rivoluzionario mix di necrofilia pornohorror sorge spontaneo chiedersi quale potrà essere il prossimo passaggio all’interno della filmografia di Bruce LaBruce.

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