80 anni di Merrie Melodies
Il sottodiciotto filmfestival, giunto alla dodicesima edizione, è una manifestazione che si sta radicando e consolidando nell’agenda culturale della città di Torino.
Organizzato dalla AIACE del capoluogo piemontese, è dedicato al cinema rivolto ai giovani, dai più piccoli agli adolescenti; alternando film rivolti a questo target di pubblico, e altri con i giovani come soggetto, la rassegna offre anteprime, retrospettive e cicli con al centro questioni sociali e d’attualità (come i giovani immigrati o la legalità). Oltre a questo, ogni anno nella sezione “c’erano una volta” si mostrano grandi classici del passato, alcuni più famosi, altri più di nicchia, con la finalità di fare conoscere ai giovani spettatori certe pietre miliari, e, eventualmente, stimolare nuove sensazioni, emozioni e anche riflessioni nel pubblico adulto. Quest’anno la sezione “c’erano una volta” ha voluto celebrare l’ottantesimo anniversario delle Merrie melodies, proiettando sei cortometraggi selezionati secondo due criteri: i primi tre dedicati agli esordi di tre personaggi storici, gli altri con soggetto il cinema, che potremmo definire metacinematografici.
Nella prima tornata vediamo quindi le prime apparizioni del canarino Tweety in Tweety Pie (1947, Fritz Freleng), del topo messicano Speedy Gonzalez Cat-Tails For Two (1953, Robert McKinsom) e di Elmer Fudd in A Feud There Was (1938, Tex Avery). Gli esordio dell’uccelletto e del topo anticipano gli schemi tipici dei cartoni con loro protagonisti, e definiscono i loro caratteri: in Cat-Tails For Two, graficamente, vediamo uno Speddy Gonzalez diverso da quello che si radicherà, più smunto, senza il completo bianco, con una dentatura enorme suggellata da un vistoso dente d’oro. Più interessante è l’esordio di Elmer fudd, da noi conosciuto come Taddeo, anche se in realtà nel 1938 il personaggio era, sia caratterialmente che visivamente, diverso da quello che noi conosciamo, tanto da costituirsi quasi come personaggio a sé. A Feud There Was, con il tratto tipico di Avery, rilettura di Cappuccetto Rosso, è un piccolo gioiello del “surrealismo da cartoon” dove Elmer agisce come presenza straniante, distaccata, quasi come una stravagante parte dell’arredamento, fino all’intervento finale in cui si mostra come l’eroe che salva la piccola.
Piccole e divertenti perle sono le ultime tre merrie melodies , che agiscono nel campo del cinema “vero”: in Duffy Duck in Hollywood (1938, Tex Avery) la scalmanata e folle anatra semina il panico in un set cinematografico, dando ad Avery occasione di lanciare qualche sassolino satirico sul mondo del cinema (per esempio, i lacchè che circondano il regista pieno di arie). What’s Cookin Doc? (1944, Robert Clampett), girato con tecnica mista, è ambientato durante la notte degli Oscar, con Bugs Bunny convinto di vincere la statuetta: il coniglio si lancia in una serie di imitazioni delle star dell’epoca, e trasmette, per convincere i giurati, un suo film, in un evidente esempio di metacinema. Duck Amuck (1953, Chuck Jones) rimanda al Buster Keaton de La palla n.13 (Sherlock Junior), con il papero in crisi perché un disegnatore dispettoso continua a cambiare il fondale, proprio come il comico nel film del 1925 sognando di entrare nello schermo si trovava in ambienti ogni secondo diversi. Questi ultimi tre esempi, oltre ad essere forieri di risate, sono la conferma del continuo dialogo tra gli allegri cortometraggi e il cinema e della consapevolezza, veicolata da ironia e parodia, dei primi di avere una parte importante nel mondo della settima arte.