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Michel Gondry/Taxi Driver

lunedì 2 Gennaio, 2012 | di Andrea Moschioni Fioretti
Michel Gondry/Taxi Driver
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Un gioco da grandi
Cinefilo accanito e amante della ricerca visiva, Michel Gondry ci ha regalato con il suo mondo audiovisivo la rappresentazione filmata dei nostri/suoi sogni e la rielaborazione di essi da parte del nostro subconscio, Se mi lasci ti cancello e L’arte del sogno sono esempi di tutto questo insieme ai numerosi videoclip girati nella sua lunga carriera.

Con il suo penultimo film Be Kind Rewind- Gli acchiappafilm ha rimarcato il suo spirito di cinefilo e, in una commedia semplice e puramente hollywoodiana,  ha giocato attraverso i protagonisti del film Jerry (Jack Black) e Mike ( Mos Def) con la storia del cinema. Nella pellicola i due protagonisti si ritrovavano a dover rigirare, in modo amatoriale ma fedele, i film smagnetizzati di una videoteca, il risultato finale sarà apprezzato da tutti e loro diventeranno delle star; si sta poco a capire che durante le riprese di Be Kind Rewind Gondry si sia divertito e lo dimostra ancora di più il corto, quasi tre minuti, che è apparso nei giorni scorsi sul web in cui il regista realizza un remake di Taxi Driver di Scorsese attraverso le scene più famose della pellicola. Il corto è stato proiettato a Parigi all’anteprima di Hugo Cabret, ultima fatica cinematografica in 3D di Scorsese.

In questi pochi minuti Gondry, interprete e “artigiano” dell’opera, esprime il suo talento visionario e la sua marcata autorialità attraverso un lavoro “fatto in casa”. Una performance quindi che esula dal banale e ingannevole  fatto che “Sono Michel Gondry e faccio quello che voglio”, e che diventa quasi un’opera d’arte contemporanea alla Cindy Sherman in cui l’autore in prima persona gioca con la propria immagine. Una sequenza iniziale nel taxi del titolo con cartonati self made e tenuti in mano, ci introduce ad un bignami del film del 1976 in cui il sangue è sostituito da dei colori a tempera e i proiettili delle pistole da delle matite colorate. Riprese “casarecce” che ci rimarcano la voluta artigianalità dell’opera, la celebre sequenza del monologo allo specchio rimessa in scena con tanto di operatore riflesso e una suggestiva rielaborazione della veduta aerea della scena finale del massacro con modellini e pupazzi. Ci divertiamo insieme a Gondry e speriamo che questo sia un primo regalo di tanti altri che il regista tiene nel cassetto, è un corto che ci ricorda sinteticamente l’autore di tanti videoclip e film memorabili e che ci fa ben sperare sulla sua vena creativa che sembrava esaurita, o in qualche modo sporcata, da un film come The Green Hornet. Un’operazione, quindi, che piacerà ai cinefili e che, pur in modo semplice, è una forma di comunicazione visiva che profuma di indagine e di sperimentazione cinematografica. La diffusione sul web è ancora di più una volontà di farsi vivo anche con forme diverse dalle uscite cinematografiche, una formula che sfrutta le nuove tecnologie e che, a budget ridotto,  permette a chiunque di mostrare i propri lavori, è questo forse il messaggio finale del cortometraggio: iniziare insieme al potenziale pubblico una rielaborazione della storia del cinema e delle proprie visioni attraverso ogni tipo di mezzo comunicativo.

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