Sky Cinema Max, venerdì 3 febbraio, ore 6.55
Rilettura di genere
L’etica è al centro del discorso di Johnny Caspar, boss mafioso alla ribalta nella città di Leo e del suo consigliere Tom, fin dalla prime battute ci rendiamo conto di come Crocevia della morte sia un gangster movie totalmente atipico.
E qui non si parla tanto del plot che sorregge la narrazione ma è proprio quel taglio e quel gusto grottesco che fin dalle prime inquadrature e battute definisce la pellicola.Osservare così da vicino il sudaticcio e untuoso Caspar mentre parla affannosamente di etica riferendosi alle corse clandestine non è una semplice irrisione del personaggio, ma prima di tutto è un cortocircuito mentale dello spettatore, Crocevia della Morte non cede mai alla parodia del genere ma lo ricalca seriosamente mettendone in risalto le figure e i cliché. Tutti i personaggi della pellicola ricoprono un ruolo facilmente definibile, il protagonista Tom, ad esempio, è un antieroe con lo sguardo impassibile e imperscrutabile, incapace di controllare i propri vizi (il gioco). Ciò che lo differenzia da tutti gli altri antieroi è una via d’uscita semplice e indolore (Leo è disposto a pagare tutti i debiti senza chieder nulla in cambio) rendendolo lontano anni luce dallo stereotipo noir, dove il personaggio viene schiacciato dai propri errori, costringendo lo spettatore a seguire la vicenda in un perenne stato d’oppressione.
Questo, però, mostra di essere solo un aspetto secondario della caratterizzazione di Tom, egli infatti è un gangster dall’enorme importanza prima di tutto per la propria furbizia e capacità di leggere le situazioni. Non è un caso che lui stesso sia il perno della vicenda e della contesa tra i due boss. La sua influenza, infatti, potrebbe mettere fine alla vita di Bernie (l’uomo che rovina le scommesse truccate di Caspar) oppure dare inizio ad una guerra trai due boss. Nonostante questo Tom rimane impassibile, come se avesse sempre la situazione in mano, e convinto delle proprie decisioni anche se in più di un’occasione ciò è difficile da credere, diventa quindi un personaggio faticosamente classificabile e che rimane sulla soglia di chi sa il fatto suo e di chi è incapace rendersi conto della proprie azioni.
Crocevia della Morte riscrive gli stereotipi narrativi di genere lavorando sulle convinzione dello spettatore, in questo contesto la femme fatale (Verna, la sorella di Bernie e amante di Leo) perde ogni aspetto mortale e ingannatorio per diventare solo elemento di rottura e contrasto. L’unico a non seguire questa logica è Bernie, vero e proprio cortocircuito narrativo, compare per la prima volta senza alcuna enfasi, come invece succede gli altri protagonisti, ma con uno stacco che improvvisamente svela la sua figura all’interno di una stanza all’apparenza vuota; è un elemento inclassificabile perché privo di quella logica pragmatica e d’onore che contraddistingue gli altri gangster, diventa così l’unico personaggio senza alcun topos di riferimento, e così cinematograficamente non rappresentabile come gli altri. La sua comparsa diventa quasi un’intromissione narrativa, qualcosa che non dovrebbe esserci all’interno della fenomenologia del genere ma che invece c’è e per questo è fondamentale, ma del resto è forse proprio quello che Crocevia della Morte rappresenta per il gangster movie.