Indieframe
Rosso amore e rosso sangue
Viene realizzato nel 2000, ben dodici anni fa, questo lungometraggio di Takashi Miike. Forse la differenza temporale sottolinea la qualità, scarsa, di alcune scene che strizzano l’occhio ai videogiochi.
Eppure neanche queste riescono a intaccare l’ironia e le apparenti follie di un regista eclettico come Miike. L’inizio film, carico di simbolismi di ogni genere, ci presenta Mario, brasiliano d’origine giapponese d’adozione, che decide di cambiare vita per amore di Kei, una giovane cinese bramata da un capo mafia. Il cambio avviene letteralmente e platealmente; il giovane si spoglia dei suoi vestiti candidi (che non può più portare dopo aver scelto la via del sangue) per indossare un soprabito da gangster anni ’80 e iniziare la sua “caccia” alla giovane amata che cerca rifugio in un Giappone che cerca di rimpatriarla.
Apparentemente il racconto verte, tra le dovute sparatorie e le truci vendette, a sottolineare le differenze, e i dissapori, tra brasiliani – rappresentati in primis dal protagonista Mario – i giapponesi del paese ospitante e i cinesi, che danno i natali alla protagonista. Miike sottolinea quei luoghi comuni in cui si ricade nel definire gli altri popoli.
Nel frattempo Kei, come una Elena di Troia moderna, è causa di lotte tra la comunità brasiliana e la triade cinese prima, e per vie traverse anche con la yakuza poi. All’occhio poco attento può sembrare una giovane donna indifesa colpevole solo della sua indubbia bellezza; in realtà ci accorgiamo subito come lei sia non solo il personaggio principale della storia, ma anche il più feroce.. Un’altra donna come Kei, è la brasiliana Lucia, sedotta e abbandonata dal bel Mario, che per novanta minuti appare come disperata e rassegnata alla vita, alla sua condizione di prostituta e al fatto di essere stata sostituita nel cuore del suo ex amante. Invece “rassegnata” non è l’aggettivo che le si adatta, e solo lei sarà in grado di mettere la parola fine a questa intricata storia di amore e lotta. Alla fin fine il colore dell’amore è lo stesso di quello del sangue, e Miike lo sa bene.