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Attack the Block

lunedì 4 Giugno, 2012 | di Alice Cucchetti
Attack the Block
Festival
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God save the Queen
“Dio salvi la Regina”. Nel senso dell’intero popolo britannico, naturalmente. E anche nel senso dell’album dei Sex Pistols. Sarà il clima nebbioso, oppure le nuvole veloci, o le ciminiere fumanti di periferia: quel che gli americani lisciano, imbellettano e tirano a lucido, gli inglesi rimasticano e sputano, sporco di fuliggine, senza remore o timori.

Attack the Block sarebbe un film della Amblin, se solo fosse stato prodotto negli anni ’80: un film della Amblin con le parolacce, la scorrettezza, e un sottofondo pulsante di electrohouse. Se fosse stato prodotto negli anni ’80, oggi sarebbe sicuramente un cult. Beh, diamogli tempo. Attack the Block ha la stessa sfrontatezza di Misfits, serie tv british con cui condivide lo stravolgimento dei clichè del genere sci fi in favore del divertimento più sfrenato e genuino. Con buona pace delle sceneggiature precotte, del merchandising e anche del 3D. Un’epopea “teppisti contro alieni” dall’esito tutt’altro che scontato, dove gli extraterrestri (per la prima volta da chissà quanto tempo) vestono una forma inedita e davvero spaventosa senza bisogno di scaglie e viscidume; e dove i ragazzini non sono edulcorati modelli di virtù, ma teppa come tanti, strafottenti, irredimibili, dannatamente spassosi e sconsideratamente entusiasti. L’immaginario è sì anni ’80 (fin dall’estetica dei titoli di testa) ma il paesaggio urbano fuori da ogni luogo e da ogni tempo appartiene lividamente al nostro futuribile presente. Il film d’esordio di Joe Cornish (sodale dell’Edgar Wright di L’alba dei morti dementi e Scott Pilgrim Vs The World) rotola via con travolgente furia punk, imbastita in un montaggio adrenalinico e incalzante, proprio come la colonna sonora dei Basement Jaxx. Un concentrato di divertimento autentico, un’avventura spettacolare, ed eccessiva, e sfrontata, qualcosa come I Goonies, solo più ruvida e graffiante. E sì, è solo un film per ragazzi (per tutti i ragazzi, anche quelli grandi), solo l’ennesima pellicola con i bambini e gli alieni, l’altra faccia, sfregiata e sporca, del Super 8 di Abrams e Spielberg. Ma riempie lo schermo di azione e umorismo e per quasi due ore si ripete la magia: ci credi davvero. E Dio salvi la Regina, e gli inglesi, tutti quanti, e il punk.

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