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Alms for a blind horse

sabato 30 Marzo, 2013 | di Lapo Gresleri
Alms for a blind horse
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INEDITO – INDIA 2011

La forza delle immagini
Se il cinema, almeno nella sua concezione più elevata, è narrazione attraverso immagini, Alms for a blind horse si dimostra uno dei migliori esempi delle potenzialità comunicative della settima arte. La prima opera di finzione dell’indiano Gurvinder Singh, tratta dall’omonimo romanzo di Gurdial Singh del 1976, circolata e premiata in importarti festival europei ed asiatici, si presenta come espressione rigorosa e radicale di un’idea di cinema decisamente in controtendenza con quella contemporanea e definita dallo stesso regista “like an expressionistic painting, not like an illustration”.

Girato in economia in un villaggio del Punjab con attori in maggioranza non professionisti, forte anche del passato da documentarista dell’autore e della sua vocazione alla rappresentazione della realtà, Alms mediacritica_alms_of_the_blind_horsefa della semplicità il proprio punto di forza. Praticamente privo di musiche, pochi e scarni i dialoghi, il film rivela presto il suo intento, usare la vicenda incentrata sulla famiglia protagonista per offrire un ritratto della difficile realtà rurale in un’India in via di modernizzazione, dove contadini sempre più oppressi e sfruttati dai possidenti terrieri e da un’industria in costante espansione, non possono che aspettare un inesorabile annientamento sociale e culturale. Come il sottoproletariato pasoliniano, il ceto indiano è destinato all’annientamento perché inutile al contesto contemporaneo: non c’è alcun pessimismo nel lavoro di Singh, la sua è la constatazione di una realtà nota che per comodità si preferisce fingere di ignorare. Tralasciando l’avanzamento di soluzioni politiche per evitare di (s)cadere nel populismo e nel retorico, il regista preferisce lasciar parlare le immagini. E sono immagini di una potenza sorprendente, fatte di brevi carrelli a esplorare gli ambienti o riprese lunghe e statiche, collegate da un montaggio lento che faccia percepire il senso delle singole inquadrature, arricchite dai rumori di arcaiche attività e dai silenzi di una comunità non troppo lontana da quella rappresentata quasi cinquant’anni fa da Satyajit Ray ne Il lamento sul sentiero. Ma se lì il “nuovo” era ancora visto come speranza di un progresso, un’evoluzione che avrebbe consentito la facilitazione di un faticoso vivere in un connubio tra antico e moderno, ora si presenta in tutta la sua durezza di abiti logori, vite ai limiti della dignità e case disadorne ridotte in macerie. Segni questi  che cozzano con le mostruose periferie, fabbriche e centrali sullo sfondo, costanti minacce per un tempo ormai definitivamente passato e presente solo nel dolore di chi aspetta la medesima sorte. L’efficacia del messaggio di Singh risiede proprio nel minimalismo formale con cui lo presenta, come una sorta di disquisizione, di saggio la cui incisiva chiarezza e dialettica si palesa davanti agli occhi, fotogramma dopo fotogramma. Immagini che valgono più di mille parole.

Alms for a blind horse [Anhey gorhey da daan, India 2011] REGIA Gurvinder Singh.
CAST Samuel John, Mal Singh, Serbjeet Kaur, Dharminder Kaur.
SCENEGGIATURA Gurvinder Singh (dall’omonimo romanzo di Gurdial Singh). FOTOGRAFIA Satya Nagpaul. MUSICHE Catherine Lamb.
Drammatico, durata 112 minuti.

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