SPECIALE PAOLO SORRENTINO
Il racconto della bellezza perduta: “il pareggio non esiste”
L’uomo in più è uno schema di gioco, ma è anche condizione esistenziale. Paolo Sorrentino racconta nel suo primo lungometraggio – scritto e diretto nel 2001, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia – gli anni ’80 e la parabola di due uomini: stesso nome, diversa indole.
Antonio Pisapia, detto Tony (Toni Servillo), è un cinico e rassegnato cantante cocainomane, profondamente disgustato da tutto e tutti, tranne che da se stesso. Antonio Pisapia (Andrea Renzi) è un calciatore sognatore e ingenuo, che ha in sé quel mal di vivere che logora un’anima sensibile. Il film di Sorrentino si srotola indagando gli abissi della vita, usando la metafora del doppio/specchio e della crisi: il calciatore, dopo un infortunio, non può più giocare; il cantante, accusato da una minorenne di violenza sessuale, inizia il declino. Entrambi cadono in un buco nero di dolore e dramma: negli anni ’80 l’apice del successo, nel ’84 l’oblio. Tony capisce che tutto si sta sgretolando, vede il disgusto nella moglie, nella figlia, nella madre; Antonio, ossessionato dal calcio e dall’uomo in più, vede sfuggirgli dalle mani la moglie, il lavoro, il sogno di un futuro. Quando tutto crolla ciò che ti aiuta a rinascere è l’intuizione, la capacità di rinnovarsi, rigenerarsi. Il cineasta sviscera le due maschere, estromesse da quello stesso mondo di cui hanno fatto parte. Sappiamo bene quanto Sorrentino ami i personaggi fragili, eccessivi, bambini mai cresciuti, immaturi, sempre in sfida con il mondo, l’universo, dio. L’interpretazione di Servillo, sfrenato e perennemente eccitato, è meravigliosa: si fa di coca, abborda ragazzine, balla a feste con profittatori scrocconi e adulatori, gli stessi che, finita la festa, lo abbandonano; quella di Renzi invece è una recitazione più controllata, ma non per questo meno forte, anzi, rassegnazione e senso di disfatta diventano cifra stilistica del personaggio. Con questo film è nato Sorrentino, la poetica del mito in declino: i due Antonio Pisapia puntano a essere qualcuno, a dimostrare di essere arrivati da qualche parte piuttosto che a se stessi. Specchiandosi l’uno nell’altro, sperando di venir riconosciuti come esseri umani, c’è chi cade e chi combatte, chi è troppo fragile e chi resiste al mondo: con L’uomo in più assistiamo al disfacimento dell’individuo e della società e, in fondo, capiamo che nella partita con la vita, “il pareggio non esiste”.
L’uomo in più [Italia 2001] REGIA Paolo Sorrentino.
CAST Toni Servillo, Andrea Renzi, Nello Mascia, Ninni Bruschetta, Angela Goodwin.
SCENEGGIATURA Paolo Sorrentino. FOTOGRAFIA Pasquale Mari. MUSICHE Pasquale Catalano.
Drammatico, durata 100 minuti.