“We scare because we care”
In vista dell’uscita del prequel Monsters University, torna al cinema rinnovato e in veste 3D Monsters & Co., quarto film Pixar, che uscì nel 2001 per la prima volta non dalle mani fatate di John Lasseter, ma da quelle di Pete Docter, su sceneggiatura di Andrew Stanton e Dan Gerson.
Monsters & Co. è tra i film meno corali e più lineari della factory di Emeryville, ruotando compatto attorno a una geniale intuizione: i mostri di Mostropoli spaventano i bambini per lavoro ma ne sono in realtà terrorizzati, convinti che siano distributori ambulanti di tossicità. Motivo per cui i due mondi, quello della città dei mostri e quello reale, sono collegati esclusivamente da porte attivabili all’occorrenza, che non sono altro che quelle degli armadi dei bimbi, da sempre passaggi paurosi verso l’oscurità e le paure notturne. Accettato l’assunto di base della storia (le urla di spavento riconvertibili in energia pulita, anche se non è chiaro perché ci si metta così tanto a capire che le risate sono una fonte molto più potente e inesauribile), la città di Mostropoli, che vediamo principalmente traslata nei corridoi della fabbrica-mondo Monsters Inc., rispecchia una qualsiasi, ideale comunità urbana industriale: l’autosufficienza, l’occupazione e le convinzioni inculcate dall’interno dell’azienda stessa mantengono i cittadini-mostri in una serena tranquillità senza domande. Con l’arrivo di Boo, elemento esterno caotico e imprevedibile, sarà sufficiente scuotere le certezze dell’esemplare tipo dello status quo, ovvero Sullivan – il più efficiente e dotato degli “spaventatori”- perché le cose cambino. Così, mentre Sulley fa in tempo a prendere coscienza di una diversa etica del proprio lavoro, l’assimilazione tra il mondo dei mostri e il nostro prosegue sui binari della metatestualità: l’apparizione in tv e sulle copertine come appagamento del primato lavorativo; le simulazioni su sfondi-diorama senza quarta parete e animati meccanicamente; la profusione di telecamere per riprendere le prestazioni da ogni angolazione e giudicarle (proprio rivedendosi in quelle immagini Sulley si renderà conto di quanto sia deprecabile il fine su cui si basa la sua attività: spaventare e terrorizzare). E tra i titoli di testa in stile commedia Sixties e quelli di coda con i bloopers e gli outtakes dei mostri, ci si colloca direttamente dentro la dimensione cinematografica come universo, proponendo la genìa Pixar come un’ideale famiglia hollywoodiana. E se non bastasse la precisione con cui si delineano gli alti e bassi di affetti e amicizia, o il commoventissimo finale, a ricordarlo ci pensa Boo, quando orgogliosamente mostra a Sulley i suoi giocattoli: la cow-girl Jessie di Toy Story 2, la palla di Luxo Junior, e persino un Nemo ante litteram.
Monsters & Co. [Monsters, Inc., USA 2001] REGIA Pete Docter, Lee Unkrich, David Silverman.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) John Goodman, Billy Crystal, Steve Buscemi, James Coburn.
CAST (DOPPIATORI ITALIANI) Adalberto Maria Merli, Tonino Accolla, Marina Massironi, Loretta Goggi.
SCENEGGIATURA Andrew Stanton, Daniel Gerson. MONTAGGIO James Austin Stewart. MUSICHE Randy Newman.
Animazione, durata 92 minuti.