SPECIALE HEIST MOVIE
L’uomo decadente
Ci sono alcuni film che nonostante abbiano nel finale una sorpresa o un colpo di scena non ci si stanca di rivedere, anche per quel divertente giochetto di controllare se tutto fila e se siamo stati ingannati bene: Il genio della truffa di Ridley Scott è uno di questi.
Anzitutto Scott riesce a “truffarci”: da un regista che negli anni ci ha regalato capolavori, come Alien e Blade Runner, di tutt’altro registro, non ci si aspetta una commedia classica e semplice nel suo impianto e con un plot che nasconde tematiche di approfondimento sociale ben più rilevanti. Singolare che si sia optato per un tono leggero e comico, se Scott avesse seguito il suo stile avremmo forse visto un altro film. Il genio della truffa non è una banale storia di truffe e inganni, 
ma è capostipite di tutta quella cinematografia a venire che fa i conti con il punto di svolta mondiale più importante degli ultimi anni, ossia l’attacco alle Torri Gemelle. Paternità improvvisa, manie collettive, sospetto verso gli altri, crisi esistenziale: il personaggio di Cage incarna tutte queste derivazioni da sogno americano frantumato, o meglio convertito. Lo spunto dell’attività di truffatore è la scusa per raccontarci una vulnerabilità in cui il caos regna sovrano, vulnerabilità che l’America di oggi ancora non ha saputo superare. Non è solo un loser che si fa trascinare e cambiare dagli eventi, Cage è la nemesi dell’uomo d’oggi intrappolato nella sua routine e che ad essa non sa più ribellarsi. Ritorno ancora a parlare dell’impossibilità per il cinema contemporaneo americano di ritornare ai fasti e alle tematiche dell’epoca d’oro della New Hollywood; anche i personaggi di Il genio della truffa devono fare i conti con i loro padri e perdono in quanto non reagiscono e non si ribellano. La componente drammatica in questo film sta tutta lì, nella sua impotenza verso il mondo che racconta, alienazione vera e propria che, seppur il film sia del 2003, è premessa agli anni di crisi che ancora ci attanagliano. È tutto un raggiro: Alison Lohman interpreta una ragazzina di 14 anni ma in realtà al tempo ne aveva 23; Cage, seppur perfetto nel ruolo, è ancora un corpo da film d’azione; e Sam Rockwell gioca con la sua bastardaggine cinematografica. Scott riesce a tenere incollate tutte queste componenti grazie ad una sceneggiatura di ferro che solo nel finale si perde un po’ nello sdolcinato, ma che è una tra le più nere e pessimiste degli ultimi anni. Scott gira con la scaltrezza e la schizofrenia che caratterizza i suoi personaggi, e il talento di un autore navigato ma che sembra quasi un esordiente per quanto riesce a reinventarsi. C’è chi dice che il merito sia tutto del produttore Robert Zemeckis, ciò non toglie che Il genio della truffa sia ancora un gran film, sottovalutato dai fan di Scott ma che ormai è diventato un classico.
Il genio della truffa [Matchstick Men, USA 2003] REGIA Ridley Scott.
CAST Nicolas Cage, Sam Rockwell, Alison Lohman, Bruce Altman, Tim Maculan, Bruce McGill.
SCENEGGIATURA Nick Griffin, Ted Griffin. FOTOGRAFIA John Mathieson. MUSICHE Hans Zimmer.
Commedia/Thriller, durata 111 minuti.