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How to Survive a Plague

mercoledì 22 Gennaio, 2014 | di Giulia Zen
How to Survive a Plague
Inediti
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Act Up, End Aids
Abbiamo approfittato di queste calde settimane da nomination agli Oscar, annunciate in concomitanza con l’uscita del nostro scorso numero, per portare all’attenzione alcune pellicole passate un po’ in sordina e presenti agli stessi Academy Awards dell’anno passato.

Tra queste vi era ad esempio The Invisible War, di cui vi abbiamo già parlato, e, sempre nella sezione Miglior documentario, anche How to Survive a Plague. Mentre il primo tratta un problema che logora il nostro presente, il secondo (ri)esamina una piaga del mediacritica_how_to_survive_a_plaguenostro passato, nello specifico una patologia che ha macchiato indelebilmente gli ultimi due decenni del ventesimo secolo: l’AIDS. Sulla suddetta, di titoli cinematografici ce ne sono stati a bizzeffe. Solo il Festival Internazionale del Cinema di Berlino del 2011 è memore di due ottime prove ad essa inerenti: Together, del cinese Zhao Liang, ci ha portato nella terra natale del cineasta per raccontarci come la malattia (non) viene affrontata, e We Were Here di David Weissman, che invece si è focalizzato sull’area in assoluto più colpita, Philadephia. In How To Survive a Plague il giornalista David France, qui al suo primo esperimento cinematografico, parte da un pretesto personale (il film è dedicato all’ex compagno deceduto durante l’epidemia) concentrandosi unicamente sulla storia di due coalizioni di attivisti. I loro nomi sono Act Up e TAG, le quali si sono guadagnate un posto nella Storia per aver salvato milioni di vite, traghettando il numero di malati da una sentenza di morte ad una situazione gestibile. Il taglio scelto non è quindi esclusivamente drammatico, il quale rischierebbe di fare sguazzare l’opera in un eccessivo pathos, bensì quasi storico-medico. Le associazioni, costituite da un enorme gruppo di giovani infetti, hanno lottato affinché si legalizzasse l’accesso ai medicinali essenziali alla gestione della malattia, ottenendolo in un tempo di record. L’opera accorpa uno dei più grandi archivi audiovisivi sull’evento storico, focalizzato sugli anni più caldi (Ottanta e Novanta), facendo confluire filmati, live ed interviste, queste ultime integrate poi con quelle agli odierni “sopravvissuti”. Il cineasta non racconta naturalmente solo vittorie, ma anche sconfitte, duri scontri (in particolare quelli con la negligenza delle presidenze USA e della Chiesa cattolica), ingenti perdite; eppure, l’aria che si respira è un’aria positiva, una testimonianza di fede e solidarietà durante una delle epidemie più terrificanti nella Storia dell’umanità. Il tutto raccontato in toni quasi thriller: sarà per lo zampino stilistico da reporter, sta di fatto che France sa come tenerci incollati allo schermo centodieci minuti, cosa che in queste tematiche non risulta sempre semplice.

How to Survive a Plague [id., USA 2012] REGIA David France.
CAST Ed Koch, David Barr, Peter Staley, Larry Kramer, Gregg Bordowitz, Bob Rafsky.
SCENEGGIATURA David France, Todd Woody Richman, Tyler H. Walk. FOTOGRAFIA Derek Wiesehahn. MUSICHE Stuart Bogie, Luke O’Malley, Arthur Russell.
Documentario, durata 109 minuti.

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