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300 – L’alba di un impero

sabato 8 Marzo, 2014 | di Mattia Filigoi
300 – L’alba di un impero
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O al cinema o mai più
Mentre alle Termopili Leonida e i suoi 299 palestrati spartani discutono animatamente con i soldati di Serse su chi ce l’ha più lungo, a Capo Artemisio l’ateniese Temistocle affronta l’immensa flotta persiana con uno sparuto numero di triremi, sfruttando però appieno il campo di battaglia con i suoi scogli affilati e le strettissime insenature.

300 – L’alba di un impero racconta gli avvenimenti accorsi in contemporanea a quanto visto in 300, mostrando l’equivalente navale della battaglia delle Termopili e introducendo nuovi personaggi, tutti realmente esistiti, ma dalle imprese e dalla vita totalmente riscritte e inventate a uso e consumo della spettacolarità e di quel discorso sulla vendetta violentamediacritica_300-l'alba-di-un-impero che è il trait d’union della maggior parte delle opere fumettistiche di Frank Miller, non solo delle graphic novel da cui sono tratti i film (300 per il primo e Xerxes per questo, che, caso forse unico, non è stato ancora completato). Su tutti, la comandante della flotta di Serse, Artemisia, che veramente si scontrò con Temistocle e che, pare, fosse una donna saggia e rispettata, qui diventa una sexy psicopatica cui piace baciare le teste degli uomini che ha appena decapitato, risultato di un’infanzia a base di stupri e pestaggi perpetrati dai greci. E’ lei, incarnata da Eva Green, la vera protagonista del film, decisamente più interessante del paladino della democrazia Temistocle, lei, la sua ferocia e il suo corpo mozzafiato, divisa tra sete di vendetta e rispetto/amore per il suo avversario, tanto da arrivare anche a dargliela per cercare di convincerlo a passare dalla sua parte. Scena pazzesca tra l’altro, questa, una scopata rabbiosa e frenetica dalle tendenze sadomaso, roba che vale la pena vedere il film solo per questi pochi minuti. Questi, e quelli delle battaglie, che per fortuna occupano il grosso del minutaggio: il regista Noam Murro non si distanzia dall’estetica di Snyder e del primo 300, costruendo scene di guerra ricolme di rallenti e accelerazioni, stilizzate nella continua e ricercata rappresentazione della violenza estrema, che oramai saranno anche un po’ abusate e viste in mille salse, ma che ancora esaltano lo spettatore. Quanto meno al cinema: sarà ovvio e risaputo, ma 300 – L’alba di un impero punta tutto sullo spettacolo, e bene o male vince la sua scommessa, se fruito adeguatamente. Nel buio della sala avvolti dalle immagini di uno schermo gigante e dai suoni del dolby, si passa sopra agli strafalcioni storiografici (che servono solo come pretesto), ai soliti pipponi nazionalisti sul dare la vita per la patria e la libertà che funestano ogni inizio battaglia, o a pisciate fuori dal vaso come quando Temistocle, in sella al suo cavallo, saltella di nave in nave smembrando persiani nel contempo. Visto in tv, per quanto lo schermo sia grande, mi sa che L’alba di un impero più che interesse genera risate. Al cinema, è un dignitosissimo filmazzo d’azione.

300 – L’alba di un impero [300: Rise of an Empire, USA 2014] REGIA Noam Murro.
CAST Sullivan Stapleton, Eva Green, Lena Headey, Rodrigo Santoro, Hans Matheson, Callan Mulvey, Jack O’Connell.
SCENEGGIATURA Zack Snyder, Kurt Johnstad (tratto dalla graphic novel Xerxes di Frank Miller). FOTOGRAFIA Simon Duggan. MUSICHE Junkie XL.
Azione, durata 102 minuti.

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