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La sottile linea rossa (1998)

sabato 6 Giugno, 2015 | di Gabriele Baldaccini
La sottile linea rossa (1998)
Film History
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SPECIALE SECONDA GUERRA MONDIALE
La natura del visibile
È la natura in tutta la sua universalità e cosmicità che interessa a Terrence Malick. Con semplicità lo si evince da ogni suo film. Ed è una natura che, per forza di cose, in quanto macroinsieme, comprende anche quella umana. La forza principale di Malick è quella di essere stilisticamente molto educato; questo porta a dimostrare, attraverso un “cortocircuito”, quanto le contraddizioni siano l’essenza stessa della natura che egli desidera con tanto entusiasmo rappresentare. Per quale motivo?

Perché le immagini dei suoi film contengono nei significati quelle stesse contraddizioni che invece non si producono nei loro significanti. Sono insomma immagini pure che ci parlano di concetti impuri; sta proprio qui la grandezza de La sottile linea rossa. Lo sbarco a Guadalcanal e la relativa battaglia dell’agosto del 1942 raffigurano dunque quell’amalgama di contrastimediacritica_la_sottile_linea_rossa_290 e incoerenze che la natura spesso e volentieri mette in scena: il suo essere vendicativa e allo stesso tempo tenera, il suo donarsi e nello stesso istante combattersi, la sua capacità di generare e la sua facoltà di annientare. La guerra diviene quindi lo spazio di riflessione entro il quale comprendere tutte le sfumature dell’esistenza, tutte le storture dei comportamenti dell’essere naturale. È indubbio, in ogni caso, che Malick voglia focalizzare l’attenzione sul fatto che sia solo l’uomo a potersi interrogare su questi argomenti, che sia sempre l’essere umano a mutare con più repentinità il suo comportamento nei confronti di tutto ciò che lo circonda. In battaglia si uccide, spesso senza chiedersi perché, ma questo modo spietato di agire fa parte del Tutto che ci appartiene e al quale apparteniamo. “Ho ucciso un uomo. La cosa peggiore che si possa fare, peggio dello stupro. Ho ucciso un uomo e nessuno può condannarmi”. Sono le parole del soldato Doll, che enunciano perfettamente la condizione contemporaneamente perversa e ordinaria dell’atto guerresco. Uccidere un uomo può diventare un atto naturale, perché le leggi della natura sono sempre le stesse ma quelle dell’uomo cambiano a seconda del contesto. Fa parte in qualche modo del caos primordiale, del continuo processo da parte del pensiero di ingenerare dubbi nei confronti del mondo e del mondo nei confronti del pensiero. È la grandezza del cinema di Malick: far scontrare flussi eccentrici di immagini un po’ tutte simili a loro stesse, ma proprio per questo ricche di sfumature (perché in una maniera o nell’altra devono differenziarsi); porre domande senza dare solide risposte e farsi trascinare dalla corrente, qualunque essa sia. E allora è probabile che nelle parole del capitano James Staros si possa trovare la soluzione a questo enigma: “La parte più difficile è… sapere o no se fai del bene, è questa la parte difficile. Ma non mi importa, non mi interessa, sono contento di andar via”. Andar via significa non esserci e non esserci significa non vedere. La sottile linea rossa è dunque là: tra il visibile e l’invisibile.

La sottile linea rossa [The Thin Red Line, USA 1998] REGIA Terrence Malick.
CAST Nick Nolte, Jim Caviezel, Sean Penn, Elias Koteas, Ben Chaplin, Dash Mihok, John Cusack, Adrien Brody, John C. Reilly, Woody Harrelson, Miranda Otto, Jared Leto, John Travolta, George Clooney.
SCENEGGIATURA Terrence Malick. FOTOGRAFIA John Toll. MUSICHE Hans Zimmer.

Drammatico/Guerra, durata 170 minuti.

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