Io sono Pablo Emilio Escobar Gaviria
Ci sono uomini che fanno la differenza, nel bene o nel male, che decidono di essere grandi e poi lo sono. Questa è la storia di Pablo Emilio Escobar Gaviria, questo rivelano i 10 episodi di Narcos, serie rilasciata da Netflix, coraggiosa e originale, creata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, José Padilha in qualità di produttore esecutivo e recitata in spagnolo.
Un po’ documentario (voce over dell’agente Murphy, foto, immagini di repertorio impreziosiscono l’opera), un po’ storia romanzata, racconta il narcotraffico tra gli anni ’70 e ’80 (Cartello di Medellìn) e rappresenta il Re di una guerra, spietata e criminale; il risultato è una interessante sintesi di mito (immaginario collettivo) e realtà (il vero Escobar). Dalla Colombia a Miami, dallo spaccio per le strade al contrabbando aereo. Pinochet, Regan, Bush si 
contrappongono all’uomo qualunque e genio del crimine. La Colombia, ferita e affaticata, enfia di polvere bianca e morte, violenta e struggente, sanguina. È una terra senza santi né eroi, o meglio l’unico per cui “si puote ciò che si vuole” è proprio Pablo, demiurgo di regole non regole e leggi non leggi. Buoni e cattivi, poco importa in Narcos: il male raggiunge ogni angolo, tossicodipendenti muoiono per le strade, giovani donne incinte ingoiano bozzoli di cocaina, Peña e Murphy (DEA), contraltare di Escobar, utilizzano ogni mezzo per stare alle calcagna del criminale. Sprofondiamo in un mondo marcio e putrido, corrotto e corruttibile, asfissiante per il fetore e dispensatore di facile morte. Alle spalle di questo c’è la politica e la legge, incapaci e inermi – i giudici indossano maschere per non mostrare la loro faccia, la Catedral in cui Pablo viene rinchiuso è una finta prigione − di fronte a questa marea di cocaina e polvere da sparo. Al centro si erge la figura complessa e sfaccettata di Pablo Escobar (Wagner Moura) con il suo cursus honorum: dal nulla al tutto, dal fango all’Olimpo. Orgoglioso delle sue origini, ma desideroso di riscatto, Escobar conosce la povertà, perché da lì proviene, per questo viene amato dalla gente, e con sanguinosi sforzi riesce ad annegare nell’oro. Con i sogni – presidenza della Nazionale –, con il dialetto e con il corpo conquista la scena: un aspetto bonario, un volto paffuto vengono rotti da un ghigno beffardo, da cui traspare la sua natura crudele e assassina, senza troppi scrupoli, ma con tante ambizioni. Robin Hood e ingordo Re Mida, da una parte uomo di famiglia, dall’altra narcotrafficante senza cuore, artefice di una smisurata fortuna, carnefice della sua nazione (“Voglio liberare la Colombia”). Con ritmo coinvolgente, dialoghi senza censure e violenza senza partito, Narcos risulta aspro e pungente come le mani di chi taglia la cocaina, abietto come la corruzione che permea l’universo diegetico, affascinante e “rozzo” come Pablo Escobar che conquista e toglie il fiato. Una serie da non perdere.
Narcos [id., USA 2015] IDEATORI Chris Brancato, Carlo Bernard, Doug Miro.
CAST Wagner Moura, Pedro Pascal, Boyd Hoolbrook, Manolo Cardona.
Drammatico, durata 45 minuti (episodio), stagioni 1.
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