SPECIALE NUOVO CINEMA SPAGNOLO
Esaudire un desiderio
I suoi occhi sono più vivi che mai, indicano lucidità, razionalità e determinazione. Guardano con profondità l’interlocutore, uno dei tanti che vanno a trovarlo, chi da anni, chi da poco. Una delle qualità di Ramòn Sampedro è proprio il rispetto nell’ascolto, accompagnato da un acuto spirito di osservazione e lo stesso rispetto vorrebbe ci fosse nei confronti di sé e delle sue idee.
Un incidente in spiaggia lo ha reso tetraplegico e dopo quasi trent’anni costretto a letto vorrebbe affermare la sua più profonda dignità di essere umano mettendo fine alla sua vita. La morte – dice Ramòn – è una cosa così comune, così ovvia, così insita nella vita che non si capisce la paura, la demonizzazione, lo stupore che la circonda. Felicità e vita hanno, per Ramòn, delle condizioni, non è vero, come qualcuno vuole indurlo a pensare, che non vi sono limiti psichici o fisici che ne impediscono una realizzazione piena e godibile. La visione di Ramòn è sorprendente o, per meglio dire, capovolta. Di ogni cosa lui pretende il nocciolo di verità, anche se scomodo, ma riconosce la sua dipendenza dall’aiuto e dal supporto degli altri, su tutti la cognata Manuela. Il suo è un dramma pervasivo, tenace, ma in qualche modo è un dramma sereno: ha rinunciato al passato e i suoi occhi tranquilli e le sue labbra sempre sorridenti sono proiettati su un futuro che per lui vuol dire liberazione, equità, giustizia. E il futuro arriva solo se c’è amore perché «se mi ami allora mi aiuti a morire». È questa la logica di futuro-breve di Ramòn. È una logica attraente che seduce centinaia di attivisti, associazioni, gente comune che seguendo il caso attraverso i media prende posizione. Tra questi c’è Rosa (Ramona Maneiro nella realtà) che attratta dal suo caso va a trovarlo dando inizio ad una lunga amicizia, tanto intensa da potersi dire amore. Ramòn ha trovato chi con amore e coraggio saprà aiutarlo. Il rispetto, la verità, l’amore, ogni requisito che Ramòn poneva nelle relazioni tra sé e gli altri è soddisfatto da Mare dentro di Amenábar, quasi che anche il film volesse intessere una relazione personale con il protagonista e come tale si pone, come uno dei tanti amici che lo hanno accompagnato. Non c’è una presa di posizione, non c’è un giudizio affrettato se non nei confronti dell’inopportuno Padre Francisco, i primi piani scavano e scrutano e ci restituiscono un’immagine ben chiara di ogni personaggio, e l’impressione molto positiva è che le idee di tutti sono in gioco. Dallo schema si trasgredisce due sole volte, ed è il regno dell’immaginazione, in cui lo sguardo di Ramòn viaggia, vola, oltre ogni limite, denso e vivido come le sue poesie, «più dentro, più dentro/fino al di là del tutto/attraverso il sangue e le ossa».
Mare dentro [Mar adentro, Spagna/Francia 2004] REGIA Alejandro Amenábar.
CAST Javier Bardem, Belén Rueda, Lola Dueñas, Mabel Riveira.
SCENEGGIATURA Alejandro Amenábar, Mateo Gil. FOTOGRAFIA Javier Aguirresarobe. MUSICHE Alejandro Amenábar.
Drammatico, durata 125 minuti.