SPECIALE PRODUZIONI DIFFICILI
Riflettere sul proprio cinema
Nel 1999, otto anni dopo la morte di Klaus Kinski, Werner Herzog dedica al suo “attore-feticcio” (cinque titoli girati insieme) Kinski – Il mio nemico più caro, un documentario che ripercorre l’amicizia e il sodalizio professionale tra i due uomini.
Un viaggio nel passato che l’autore non intraprende solo tramite l’uso di brani di repertorio (costituiti specialmente da backstage e sequenze di film) e la realizzazione di alcune interviste, ma anche ritornando in alcuni dei luoghi nei quali si è sviluppato maggiormente il loro rapporto, come l’appartamento in cui i due hanno convissuto da giovani e gli spazi naturali in cui hanno girato Aguirre – Furore di Dio e Fitzcarraldo. Una serie di materiali con i quali si mostrano e si raccontano gli scatti d’ira dell’attore, i suoi forti litigi con Herzog e il resto della troupe, ma anche i suoi occasionali momenti di empatia e di affetto verso i colleghi e i collaboratori. Episodi dai quali emerge una relazione, quella tra il regista e il suo protagonista, burrascosa e contraddittoria, fatta sia di una certa disapprovazione sia di una forte ammirazione, come dimostra lo stesso Herzog quando parla tanto dei difetti caratteriali quanto della grande energia e dell’eccezionale presenza scenica dell’interprete. Tutto ciò in un documentario che, come accade spesso nei lavori del cineasta tedesco, si spinge oltre la pura rappresentazione per addentrarsi in riflessioni più ampie e profonde, in tal caso riguardanti la natura stessa del cinema di Herzog. Qui, infatti, tra i tanti momenti che i due hanno vissuto insieme, l’autore sceglie di concentrarsi soprattutto sulle riprese di Aguirre e Fitzcarraldo, delle quali non raccontano solo le sfuriate e le trovate intuitive di Kinski, ma anche gli incidenti e i pericoli ai quali le troupe sono andate incontro, tra serpenti velenosi, acqua alta e navi che rischiano di affondare. Elementi che rivelano ancora una volta l’anima folle e avventurosa dell’estetica “herzoghiana”, che intende la settima arte come un’impresa intensa e pericolosa, tesa a esplorare luoghi sconosciuti e incontaminati, riflettere sulla ferocia e sulla potenza della natura e sondare i limiti dell’essere umano. Un tipo di cinema, infine, la cui follia corrisponde a quella dei suoi protagonisti e dell’attore che li interpreta. Dunque, anche se Kinski – Il mio nemico più caro può apparire come un lavoro piuttosto convenzionale per linguaggio e struttura narrativa, esso si rivela in realtà un titolo piuttosto stratificato, in cui Herzog, oltre a raccontare un rapporto umano, riflette più o meno direttamente (e più o meno consapevolmente) sull’anima del proprio cinema.
Kinski – Il mio nemico più caro [Mein liebster Feind – Klaus Kinski, Germania 1999] REGIA Werner Herzog.
SCENEGGIATURA Werner Herzog. FOTOGRAFIA Peter Zeitlinger. MUSICHE Popol Vuh.
Documentario, durata 95 minuti.
mi ha divertito un sacco il racconto del periodo in cui Kinski viveva in una soffitta piena di foglie per terra