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The Hateful 8 #4 – Il cinema degli anni di piombo

sabato 1 Giugno, 2019 | di Lisa Cecconi
The Hateful 8 #4 – Il cinema degli anni di piombo
The Hateful Eight
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#4 Anni di piombo – 8 golpe in fuorigioco

Colpo di stato, coupe d’état, golpe, putsch. In ogni lingua, bastano poche sillabe per indicare la presa illegale e solitamente armata del potere di governo. Termini brevi, che evocano immediatezza e stravolgimento inatteso. Ma quando un colpo di stato si avvera, o viene tentato, o anche solo si teme, solitamente è il frutto di tensioni e instabilità che serpeggiano da tempo nel tessuto socio-politico. Istanze che il cinema non manca di accogliere, talvolta esprimendo il pesante non detto, facendosi carico di angosce e inquietudini, talvolta tentando di esorcizzarle attraverso la messa in forma, altre volte ripercorrendo la storia di ciò che è già stato e potrebbe ripetersi, o anticipando profeticamente situazioni e dinamiche che in breve diventano realtà. Ne sono un esempio i film scelti per il tema del mese, con gli Anni di Piombo e la strategia della tensione di stampo neofascista protagonisti di numerose pellicole. E ne sono un esempio gli otto che seguono, diversi, anche tra loro, per data, contesto ed efficacia ma accomunati dalla rappresentazione di un rovesciamento di potere mancato. Otto tentativi falliti, arenati, presunti, ma che traducono in cinema ansie diffuse, amare paure e controverse opacità dei momenti storici affrontati.

#8 Attacco al potere (Antoine Fuqua, 2013)

Mike Banning “Leonida” Gerard Butler rimpiange il tempo idilliaco in cui era l’amato agente di sicurezza della famiglia del Presidente. Ma la morte della First Lady in un incidente, per giunta alla vigilia di Natale, l’ha fatto cadere dall’empireo dei perfetti angeli custodi. A rimetterlo in gioco ci pensano i nord-coreani, intenzionati a far brillare gli States a colpi di missili. Girato da Antoine Fuqua a dodici anni dall’11 settembre, Attacco al potere è un bignami iconografico e narrativo delle paranoie che attraversano gli Stati Uniti, dalla rievocazione dell’attacco aereo al timore della potenza nucleare della Corea del Nord. La struttura del film è delle più trite e si sopportano scambi di battute come «Mi dispiace per la Casa, Signore» / «Non fa niente, credo sia assicurata». Tuttavia il film di Fuqua è un emblematico tentativo di legittimare la politica estera USA del periodo.

#7 Nonostante le apparenze… e purché la nazione non lo sappia… all’onorevole piacciono le donne (Lucio Fulci, 1972)

Cambiamo decisamente anno, genere e intento per rendere omaggio al vituperato film del maestro Lucio Fulci. Ritirata poco dopo l’uscita, smembrata dalla censura, sequestrata e più volte scomparsa nel nulla, la pellicola con la satira erotica del 1972 non mette in scena un colpo di stato. A paventare il golpe, nel film, sono esercito, polizia e servizi segreti quando l’onorevole Giacinto Puppis, candidato alla presidenza della Repubblica, annuncia un ritiro spirituale. Ma il vero motivo dell’impasse sono gli incontrollabili raptus sessuali dell’onorevole, «appartenente al gruppo di sinistra di una corrente di destra del partito di centro». Tra mafia, Vaticano e chiari riferimenti alla DC – anche per la mimesi tra il trucco di Buzzanca e l’allora presidente del Consiglio Emilio Colombo – non c’è da stupirsi dello scandalo sollevato al tempo. Ma i tagli barbari dei censori e le pressioni esercitate sul film la dicono lunga sul clima del periodo e i timori di una politica poco incline a sopportare il suo ritratto.

# 6 Elizabeth – The Golden Age (Shekhar Kapur, 2007)

Il rovesciamento del potere non è certo materia recente. Elizabeth – The Golden Age, secondo film di Shekhar Kapur dedicato alla sovrana britannica, sposta le lancette al 1585. Filippo II di Spagna, in pieno clima di Guerra santa, tenta di detronizzare Elisabetta I sfruttandone la cugina cattolica Mary Stuart. Gli intrighi del re cattolico ai danni della regina protestante, l’attentato sventato e l’attacco dell’Invincibile Armada si sommano al personale travaglio di Elizabeth, combattuta tra passioni private e dovere pubblico. La sovrana mantiene il potere sacrificando i propri desideri, Cate Blanchett si conferma monumentale Elisabetta, mentre il film prosegue la scia dei biopic sulle incorruttibili figure chiave alla guida della Gran Bretagna.

#5 Cadaveri eccellenti (Francesco Rosi, 1976)

A partire da Il contesto di Leonardo Sciascia, Francesco Rosi realizza uno dei film più lucidi e disincantati sulla politica degli anni di piombo. Cadaveri eccellenti traduce lo stile cronachistico di Sciascia in una rappresentazione cupa e angosciante, cui contribuiscono l’accurata messa in scena e la deformazione grandangolare. Ma l’analisi dell’attualità è impeccabile, con l’indagine dei rapporti tra Stato e mafia, il ruolo “scomodo” della magistratura e la conservazione del potere costituito a qualunque costo. I delitti commessi con il coinvolgimento di Stato e polizia vengono attribuiti a “gruppuscoli” sovversivi e persino il PCI finisce col tacere la verità per evitare un colpo di stato.

 

#4 Operazione Valchiria (Bryan Singer, 2008)

Tra i colpi di stato mancati più eclatanti e meno ricordati della Storia c’è senz’altro quello del Colonnello von Stauffenberg ai danni di Hitler. Nel film di Bryan Singer è Tom Cruise a dare il volto al militare che riuscì a introdurre una bomba nella Tana del Lupo. Con un film che si distingue per la capacità di mantenere alta la tensione, nonostante il noto finale, Singer porta sullo schermo il 15° attentato al Führer puntualmente fallito. Ma riflette anche sul potere pervasivo della dittatura e sull’inquietante successo dell’ideologia nazista – e del culto acritico dell’individuo – dai più alti ranghi fino alle maglie della popolazione.

 

 

#3 Colpo di stato (Luciano Salce, 1969)

Torniamo in Italia con un film inviso sia a destra che a sinistra. Colpo di Stato di Luciano Salce esce nel 1969 e solleva lo sdegno di tutta la scena politica. Ma la satira non è tale se non è scomoda e irriverente, aggettivi che calzano perfettamente al film in questione. Casus belli è l’inaspettata vittoria del Partito Comunista alle elezioni. Alla notizia, esercito e servizi segreti progettano subito il colpo di stato, i ricchi preparano le valigie mentre, oltreoceano, gli USA già predispongono l’attacco missilistico. Ma il tutto si risolve con il suggerimento della sinistra stessa, impreparata ad assumere il governo, di dichiarare nulla la vittoria. Al netto di facili letture, una caustica riflessione sul ruolo dell’opposizione e il mantenimento dello status quo.

 

#2 I primi della lista (Roan Johnson, 2011)

Secondo posto in classifica per questa piccola perla di Roan Johnson. Ispirato a una storia vera, I primi della lista mette in scena la rocambolesca fuga dall’Italia di tre studenti pisani, nel giugno del 1970. Convinti dell’arrivo imminente di un golpe, i tre espatriano in preda a una crescente paranoia. In realtà, non c’è alcun colpo di stato in atto, ma i ragazzi se ne avvedono solo al confine con l’Austria. Sembrerebbe poco credibile se non fosse che è accaduto e che l’ironia che attraversa il film è in realtà l’amaro preambolo alla didascalia finale. Quella che ricorda il tentato golpe di Junio Valerio Borghese effettivamente avvenuto nel dicembre dello stesso anno.

 

 

#1 Vogliamo i colonnelli (Mario Monicelli, 1973)

In una top dei golpe mancati, il primo posto non può che spettare a Vogliamo i colonnelli. Il film di Monicelli si apre con un attentato ad opera dell’estrema destra per far ricadere la colpa sulla sinistra e prosegue con l’onorevole Giuseppe Tritoni che, d’accordo col generale Bassi-Lega, organizza un golpe scalcinato. I riferimenti alla realtà si sprecano, dal tentato golpe di Borghese alla somiglianza di attori e nomi con diversi personaggi della politica di allora (Antonio Segni, Giorgio Almirante, Giulio Andreotti, il generale Giovanni de Lorenzo, Enrico Berlinguer). Il risultato è una satira incalzante, tra la berciante stoltezza della destra e l’ignavia della sinistra. Caratteristiche che, a distanza di anni, rendono il film tristemente attuale.

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