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La vita facile

martedì 8 Marzo, 2011 | di Valentina Cauteruccio
La vita facile
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Voto autore:

Virtuosa regia viziosa sceneggiatura
In bilico tra qualcosa di già visto e qualcosa di inaspettato. Il triangolo amoroso (lui ama lei ma è amico di lui, lui ama lei e se la sposa, ma lei chi ama?) non è, e non ha nulla che non si sia mai visto prima.

E gli attori molto conosciuti e molto riconoscibili sottolineano l’idea del già visto. Eppure la pellicola di Lucio Pellegrini, che esordì con E allora Mambo per intenderci, e da poco è tornato alla ribalta con Figli delle stelle, porta con sé qualcosa di inaspettato, dei guizzi creativi che non lasciano lo spettatore indifferente. Ad esempio la presentazione dei flashback che vengono trasportati nel passato attraverso la colonna sonora, rendendo un po’ meno scontato un mezzo molto sfruttato nel cinema degli ultimi dieci anni. Un uso virtuoso della macchina da presa, che insegue i personaggi nella loro vita parallela a inizio film e li scruta con movimenti di macchina coinvolgenti e appassionanti. Anche la scelta della colonna sonora, un Battiato diegetico che finisce fuori dal finestrino come la musica africana dall’altra parte, in un continuo salto tra Italia e continente nero, non è qualcosa di casuale ma appare come un uso attento e consapevole della forza che l’elemento musica porta e apporta a un’opera filmica. Eppure l’elemento “già visto” continua a perseguitare lo spettatore per tutta la durata della pellicola, ma non solo per sceneggiatura e attori, . si Si insinua tutta una serie di stereotipi del cinema del passato, tra la femme fatale che sembra riesca a manipolare qualsiasi uomo cada tra le sue grinfie, scene da film di spie tra caveau e sparizioni in aeroporto, il tutto condito dal capire cos’è corretto, cosa la coscienza  dice sia meglio fare, anche se alla fine non si sa più chi è il buono della situazione e chi l’approfittatore., tutti Tutti i personaggi cambiano ruolo sul finire, in un girotondo di cose che sembrano in un modo e invece si risolvono in un altro. Solo il personaggio della Puccini non cambia, viziata, approfittatrice e un po’ stronza appare dall’inizio e non si smentisce nemmeno alla fine.

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