Stessa radice di amare
Emma ed Adam si presentano più volte: a una festicciola adolescenziale, un festino da confraternita, una casuale passeggiata con amici e amiche.
Adam reduce dalla delusione d’aver scoperto il rapporto del padre con la ex fidanzata decide di contattare tutte le ragazze conosciute per dimenticare. Ubriaco finisce nell’appartamento di Emma.
Emma non vuole relazioni impegnative: desidera solo incontri intimi a chiamata. E come dicono gli “amici” di Adam è: “il sogno di ogni uomo”. I due, cercando di realizzarsi nelle rispettive carriere, sembrano perdere di vista l’esigenza sentimentale di ogni essere umano che per insicurezza e/o paura, fugge. L’intento potrebbe sembrare di riproporre e rispondere al quesito di Harry e Sally: “Uomo e donna, possono essere amici?” in chiave contemporanea.
Il personaggio forte del film, Adam, riesce a mettere un freno ad una situazione che, per entrambi anche se in modo diverso, sembra essere andata oltre e resiste al suo stesso sentimento fino a quando non ode il verbo tanto desiderato provenire da Emma stessa.
Se in passato, erano le musiche, le location, i colori, le parole a fare innamorare e i protagonisti e gli spettatori, oggi non rimangono che gli sguardi: inquadrati, ogni tanto, tra una scena e l’altra. Dialoghi poveri, scenografie esageratamente “svestite”, colori sgargianti, vengono accompagnati da musiche orecchiabili e dialoghi a base di canne ed alcol.
Ma ecco che il papà-divo di Adam, su un letto di ospedale e per overdose di sciroppo, riesce a formulare una preziosa perla di saggezza: “Noi non decidiamo di chi innamorarci e non accade mai come dovrebbe”. Purtroppo per tutti gli Adam e le sue versioni femminili, se ancora esistono, che comunque troveranno una mano da stringere alla fine di una qualsiasi loro esigenza: sia essa fisica e/o sentimentale.