DVD – USA 2010
Allah bless America
Se negli ultimi tempi Afganistan ed Iraq hanno suscitato molti malumori nell’opinione pubblica americana, subito dopo l’attacco al WTC, le prime operazioni militari trovarono consensi anche tra i più moderati, in quanto, prima di ogni questione etica sull’uso della forza, era in gioco la sicurezza nazionale.
Anche Hollywood reagì con commozione. In quel clima di retorica nazionalista, quando Gregor Jordan osò raccontare un esercito “senza morale, senza regole e senza vergogna” Buffalo Soldier apparve a tutti oltraggioso, tanto da non essere distibuito nelle sale prima del 2003.
Dieci anni dopo e con due lunghi conflitti ancora in corso, Jordan sfida nuovamente i patriottici moralismi con una domanda secca e spiazzante: è leggitimo torturare o uccidere un uomo se da lui dipendono le vite di migliaia di persone? In Unthinkable, Steven Arthur Younger (Michael Sheen), ex U.S. Army di fede musulmana, ha piazzato bombe nucleari ad orologeria in tre grandi città americane e – nonostante sia messo sotto torchio in una prigione militare – non ha nessuna intenzione di rivelare la loro posizione.
Di fronte al difficile dilemma etico-morale, da una parte l’FBI (Carrie-Anne Moss) vorrebbe garantire i diritti umani imposti dalla Costituzione, dall’altra l’esercito e la CIA, alle dipendenze di “ordini superiori”, temono che senza usare mezzi estremi potrebbe non esistere più una Costituzione. A questo punto, l’unica soluzione (amorale) è “H” (Samuel Lee Jackson), veterano delle “black operations”, interrogatore con licenza di uccidere se il tempo stringe e le ideologie si scontrano senza risolvere il problema. Jordan opera un continuo spostamento delle parti, in cui vittima e carnefice si confondono, costringendo lo spettatore ad un difficile confronto con il concetto di “giustizia”. Alla fine, nonostante il thriller regga un buon ritmo e gli spunti di interesse non manchino (rafforzati nel finale alternativo), il tutto risulta un pò retorico e “l’impensabile” abbastanza prevedibile: l’attentatore è un “patriottico” cittadino americano pronto ad affrontare la tortura per affermare che se il terrorismo è barbaro e spietato la bieca logica della guerra e l’imperialismo culturale lo sono altrettanto. Unthinkable torna sul trauma incancellabile degli attacchi terroristici evidenziando con astuzia le paure di una società che conosce oramai le proprie contraddizioni sentendosi vulnerabile ed impotente rispetto ad un nemico che non ha più una collocazione geografica e non può essere sconfitto con la forza. La memoria dell’11/9 è più che mai viva; le immagini dell’esplosione girate appositamente in falso documentario rimandano a quelle amatoriali dei primi soccorsi a Manhattan. Ritorna nell’immaginario collettivo l’idea di una nazione messa sotto scacco da un uomo solo. Il dibattito sulla tortura, invece, resta aperto, lasciando agli spettatori la risposta alla scomoda domanda. Voi cosa fareste?