Anatomia di una (nazione) sconfitta
“In America c’è Lost, in Italia Don Matteo”. Così parlò il trio Ciarrapico-Torre-Vendruscolo, illuminati sceneggiatori (nonché ideatori) di Boris.
Quando si affacciò nel 2007 sul canale satellitare Fox, la (fuori)serie italiana era a tal punto un oggetto straniante e alieno da far storcere il naso persino al critico Aldo Grasso. Ora che la sitcom – mai definizione è stata più riduttiva – sbarca al cinema, i punti di vista sono cambiati: Boris è un culto, un prodotto anarchico e imprendibile, spauracchio delle tv generaliste (dopo Fox, solo Cielo ha avuto il “coraggio” di mandarla in onda). Un miracolo creativo che, inscenando il dietro le quinte di uno sbilenco set sul quale si sta girando l’orrida fiction Gli occhi del cuore 2, inquadra non solo il microcosmo para e proto televisivo, ma una nazione intera. Il protagonista René Ferretti, disperato regista in cerca di autorialità, boccheggia (al pari del suo pesciolino rosso portafortuna) nella miseria e nel caso/caos della nostra disastrata industria culturale, fatta di attori “cani” che si credono semi-dei, vanagloriosi addetti ai lavori e intollerabili bassezze economiche e umane. Per lui non c’è via di scampo, o forse sì: abbandonare l’ennesima inguardabile fiction (Il giovane Ratzinger) e dedicarsi ad un nobile progetto cinematografico, la trasposizione del libro-inchiesta La Casta di Rizzo e Stella. Da qui parte Boris – Il film, opera che mantenendo intatta la propria carica sovversiva (ma aumentando la quota di disilluso sarcasmo a scapito della gag fulminante tipica della serie) può soddisfare sia i fan più accaniti sia i neofiti, a cui viene adeguatamente riassunta la storia pregressa. D’altronde basta avere occhi per guardare, e leggere fra le righe: mettere alla berlina i meccanismi dell’universo cinetelevisivo altro non è che un mezzo straordinario per schernire l’Italia, le sue brutture e le sue avvilenti corruzioni. La risata amara che scatena Boris vale più della satira – tutto sommato spuntata – di Qualunquemente, e funziona più del documentario “frontale” alla Silvio Forever. Di fronte al nostro (anti)eroe René che osserva sconfitto il risultato dei suoi sforzi in mezzo alla platea gaudente di un cinema proviamo la sua stessa rassegnazione, la sua medesima fitta allo stomaco. Per sopravvivere occorre adeguarsi al gusto dominante, mettere da parte la propria morale e scendere ad ignominiosi compromessi. I valori non esistono (peggio, non servono) più, perché “la vergogna è un lusso che non ci possiamo permettere”.
Boris – Il film [Italia 2011] REGIA Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo.
CAST Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Ninni Bruschetta, Pietro Sermonti.
SCENEGGIATURA Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. FOTOGRAFIA Mauro Marchetti. MUSICHE Giuliano Taviani, Carmelo Travia.
Commedia, durata 108 minuti.