Laura ha tutto: una vita agiata, un marito amorevole, due figli diligenti, un lavoro proprio. Ha talmente tanto “tutto” da temere di non farcela a mantenerlo, gestirlo e affrontarlo.
Che si tratti dei clienti in negozio, degli amici a una festa, dei bambini nei loro impegni quotidiani o del marito innamorato della bellezza della sua sposa che svanisce giorno dopo giorno, il senso di inadeguatezza è devastante. Ma c’è Edo, il rappresentate che la rifornisce non solo di oggetti d’arte ma anche di cocaina, sollevandola così dai pesi della quotidianità. Quando però la quotidianità diventa così leggera da sfuggirle di mano, Laura capisce che il bello della vita sta proprio nel suo peso e nell’affrontare questo peso assieme ai suoi famigliari.
Isabella Ferrari interpreta magistralmente una “Laura” che potrebbe essere quasi chiunque attorno a noi, e per la cui parte si è preparata frequentando un SERT dove ha affinato il personaggio sulle esperienze delle persone comuni a Laura per le sue debolezze.
Vediamo Laura scendere progressivamente nel baratro sia fisico che psicologico della dipendenza da cocaina, ma non ci viene mai mostrato il momento d’inizio, la prima sniffata, perché, come dice Laura stessa, lei non ricorda come ha iniziato, né perché. Edo, interpretato da Andrea Gherpelli, le risponde che non ha importanza, ed è vero: anche per lei ormai conta solo il presente e la sua dipendenza.
Tra gli altri attori figurano Vincenzo Amato, che col suo forte accento palermitano caratterizza così tanto il marito di Laura da riportarlo al livello dell’uomo qualsiasi, e Ivana Monti, che interpreta una madre sì attenta ai problemi delle figlie ma così emotivamente fredda da far sentire Laura ancora più sola.
Storia di Laura era stato girato nel 2009 da Andrea Porporati e finora mai trasmesso dalla RAI, qui co-produttrice, ma forse la scelta di una così tardiva messa in onda è stata influenzata proprio dalla tematica tanto drammatica quanto trita e ritrita, della droga che entra anche nella casa di una donna altolocata. L’argomento viene trattato “senza sensazionalismo”, come afferma lo stesso scrittore Ivan Cotroneo, e anche in maniera convenzionale e perbenista (Laura viene addirittura stuprata dal suo fornitore, ma di quella violenza intravvediamo soltanto qualche bacio respinto ed una mano stretta ad una ringhiera), senza conquistare un reale coinvolgimento dello spettatore, il quale si deve pure accontentare di un finale aperto su di un lungo percorso di riabilitazione.