Lezioni di umanità
Non è l’alzheimer la vera malattia al centro dell’ultimo film di Lee Chang-dong. Scrittore e drammaturgo, solo successivamente sceneggiatore e regista, con la sua ultima opera Lee richiama e avvicina alcuni temi sempre al centro della sua interessante e peculiare carriera (in particolare Secret Sunshine, 2007).
Mi-ja, la protagonista del film, ha 66 anni, ma sembra una ragazzina. È una persona fuori dal comune. Per arrivare a fine mese e mantenere suo nipote lavora come badante. Da qualche tempo però la demenza senile è entrata a far parte della sua vita: le parole le sfuggono, ma lei non vuole lasciarle andare. Sono importanti le parole, per Mi-ja. Ed è proprio per contrastare la malattia che si iscrive ad un corso di poesia. Desiderosa di poter scrivere un componimento tutto suo, la donna osserva il mondo che la circonda, partecipa ad incontri di lettura, prende appunti, cerca l’ ispirazione nel cielo, negli alberi, nel vento, nei fiori. La cerca dove la cercano i poeti: nella vita attorno. Perché non è l’alzheimer la vera malattia. Sono piuttosto l’apatia e l’indifferenza a contaminare nel profondo la comunità del paese in cui Mi-ja vive. Comunità insensibile a tutto, persino al suicidio di una adolescente del luogo. Ad aprire la storia infatti, l’immagine del giovane corpo senza vita riverso nelle placide acque di un fiume che, durante tutto il corso del film, non riusciremo più a guardare né pensare senza quel corpo, quella disperazione, quella morte. Immagine cui Mi-ja sarà inaspettatamente legata e da cui, infine, si (e ci) libererà, componendo una sua poesia, nello spazio più emozionante del film. Un momento che affrancherà la vicenda da quella iniziale immagine di morte, restituendo allo spettatore una fondamentale capacità: quella di poter guardare le acque del fiume senza vedervi il corpo esanime della ragazzina, e di poter diversamente vedere il suo viso non più legato alla morte, ma alla vita. Premiata al Festival di Cannes 2010, la sceneggiatura di Lee Chang-dong si nutre della straordinaria interpretazione di Yoon Jeong-hee, il cui ritorno sullo schermo dopo 16 anni di assenza asciuga e rende massimamente efficace l’onesta (anche se a tratti troppo articolata) narrazione della dolorosa quotidianità di Mi-ja. Ma soprattutto, con Poetry, Lee Chang-dong ci regala una preziosa lezione di umanità, più che di poesia. Non sono le malattie le vere malattie.
Poetry [Si, Corea del Sud 2010] REGIA Lee Chang-dong.
CAST Yoon Jeong-hee, Lee David, Kim Hee-ra, Ahn Nae-sang.
SCENEGGIATURA Lee Chang-dong. FOTOGRAFIA Kim Hyun-seok. MONTAGGIO Kim Hyeon.
Drammatico, durata 139 minuti.