La verità filtrata
L’altra verità segue fedelmente le orme tracciate dalle pellicole belliche degli ultimi anni, almeno per quanto riguarda la frantumazione dello sguardo e le molteplici modalità di visione (Redacted di De Palma e Green Zone di Greengrass in particolare).
Attenzione, i film citati sono diversissimi per ambientazione e tema trattati: Loach realizza una detection ambientata a Liverpool che per protagonista ha un ex mercenario, Fergus, in cerca della verità sulla morte del suo migliore amico, Frankie, morto in azione in Iraq.
Il comune denominatore che collega le tre pellicole è proprio la decisione di rappresentare gli eventi come se fossero un mosaico di metodi di ripresa diversi; l’introduzione di svariati media di riproduzione (Youtube, videocelluari, camere agli infrarossi…) è sintomo di come la realtà bellica oggi debba per forza fare i conti con una cultura sempre più legata alle immagini e alla condivisione di queste. Loach in ogni caso si allontana dal ritmo serrato di Greengrass, per realizzare un film dove l’Iraq e la guerra vengono mostrate indirettamente, senza calare mai lo spettatore in mezzo al conflitto, se non quando quest’ultimo è nei ricordi di Fergus.
I molti mezzi di comunicazione disponibili oggi (non solo il cellulare ma anche e soprattutto Skype) paradossalmente non fanno altro che rendere i personaggi della vicenda ancora più soli e isolati dal resto del mondo, Fergus vive nell’angolino di un appartamento spoglio e poco curato, mentre per la vedova di Frankie l’unico modo che ha per non soccombere di fronte al dolore è quello aggrapparsi al protagonista. I due personaggi sembrano esser in ogni momento schiacciati dal ricordo della persona perduta e spesso vengono ritratti in controluce, così da lasciare in ombra le loro esistenze.
L’altra verità, nonostante abbia una regia molto curata e attenta a non invadere le esistenze dei protagonisti, ci presenta dei personaggi deboli e poco convincenti, soprattutto nella parte iniziale dove si cerca di far capire l’importanza del legame tra Frankie e Fergus, che invece viene banalizzato da battute che manifestano in maniera eccessivamente plateale il rapporto tra i due.
La struttura di detection è debole, fin da subito si capiscono i possibili colpevoli dell’attentato e per tutta la durata del film lo spettatore non fa altro che vedere confermati i sospetti che aveva fin dall’inizio.
Peccato, da Loach e dal suo sceneggiatore Laverty ci si sarebbe aspettato di più.