La scuola in un mondo dallo sguardo sospettoso
Un asciutto dialogo tra la campagna pugliese arsa e inospitale, e una casuale visitatrice intrappolata in una realtà solo apparentemente libera, aperta e naturale. Un percorso di sopravvivenza che porterà a una scelta difficile e inaspettata.
Anni ’50. Un paesino del Salento. Sette bambini di età diverse e dagli sguardi sospettosi all’interno di una stanzetta squallida, grigia e flagellata dalle infiltrazioni. In questi bambini non si vede né la leggerezza dei giochi né la spensieratezza della della loro fanciullezza, ma solo il peso e la miseria di una comunità soffocata da credenze e tradizioni ataviche. Una bambina non può, ha paura di togliere il fazzoletto dalla testa; un altro bambino non parla. Nena – che ha nell’insegnamento l’unica possibilità di un riscatto sociale e professionale – si trova intrappolata da questa incapacità di fidarsi.Insegnare diventa una vera e propria avventura fisica, psicologica e spirituale perché continuano gli sguardi sospettosi. È una realtà che si mostra ben lontana dalla solidarietà spontanea che si pensa presente in una comunità piccola ed isolata come quella di un paesino di campagna. Attraversando le stagioni si arriva con naturalezza a giugno, agli esami. Arriva il commissario e questa giovane maestra, dimostrando i risultati del proprio impegno professionale, ha la possibilità di riscattarsi. Ma è ancora forte la percezione dell’asprezza di questo mondo: Nena chiede il trasferimento. La protagonista continua a sognare l’amore vissuto nel proprio paese con un giovane dell’alta borghesia; e ritorna un’immagine di bucolica serenità: Nena e Francesco abbracciati sul divanetto di una luminosa stanza tappezzata di libri.Ma alla fine il luogo del cuore – quello che si sceglie, e quello in cui si crede – sembra essere quello in cui si è costretti a lottare sopportando gli sguardi di un mondo che sembra crudele, ma che è semplicemente costruito sull’ottusità e sull’ignoranza. Un mondo che si può cambiare.Una storia semplice che richiede uno spettatore capace di sentire – cercando qualcosa di proprio e di intimo – qualcosa in più di quello che semplicemente si dice, per poter così capire fino in fondo le motivazioni di questa scelta.