Piccola luce in un mondo malvagio
Come arrivano lontano i raggi di Tutti per Uno, ultimo delicato lavoro di Romain Goupil. Presentato ed accolto con grande favore al festival di Cannes 2010, Tutti per Uno arriva (finalmente) nelle nostre sale un anno dopo. La narrazione ha inizio in un futuro lontano, il 2067.
Immediatamente però essa volge al passato, il nostro presente: operazione straniante che ci permette di vivere in maniera particolarmente intensa il senso di questo riavvicinamento dell’azione al nostro tempo. La vicenda si svolge nel 2008-2009 nella Francia del Presidente Sarkozy, e ripercorre i ricordi dell’infanzia di Milana (Linda Doudaeva), bambina cecena che, insieme alla sua famiglia, si trova a vivere direttamente il dramma legato alle leggi sull’immigrazione, rischiando il rimpatrio forzato. Totalmente solidale con lei, l’affiatato e multietnico gruppo di amici e compagni di classe cercherà di fare il possibile per evitarle l’espulsione. Protagonisti assoluti della vicenda sono infatti i bambini, il loro punto di vista, la loro capacità di costituirsi come mondo a parte rispetto a quello degli adulti, libero dalla paura. E infatti è loro che la macchina da presa di Goupil teneramente cerca, cattura, racconta. Milana e i suoi amici sono una piccola comunità di ribelli che non teme il buio dei nascondigli segreti e che si sostiene grazie allo smercio illegale di dvd piratati e liquirizie rubate. Come piccole candele accese nella notte, i bambini di questo film rischiarano un mondo altrimenti irrimediabilmente sopraffatto dalle tenebre dell’indifferenza e della malvagità. Mondo che, in parte, riusciranno a scuotere anche grazie alla comprensione dimostrata da Cendrine (Valeria Bruni Tedeschi), madre di Blaise (Jules Ritmanc) e di Alice (Louna Klanit), e unica rappresentante del mondo degli adulti disposta ad ascoltare e capire le loro ragioni. Personaggio, quello ben interpretato dalla Bruni (su cui pesa tuttavia il non molto riuscito doppiaggio del film), che si carica della grande responsabilità di rappresentare la possibilità (per niente istintiva e facilmente percorribile) di una rispettosa convivenza con lo straniero. Punto di vista evidentemente condiviso anche dal cineasta francese. Eppure, nonostante il fondamentale gesto di solidarietà della donna -la quale non esiterà ad accogliere nella propria casa Milana per nasconderla alla polizia- la vicenda non vivrà una soluzione chiara e liberatoria. E l’immagine dei bambini che si consegnano “mani in alto” alle forze dell’ordine, rimarrà drammatica allusione a tragedie passate e ancora possibili, oltre che dolorosa attestazione di impotenza. Piccola – grande luce quella del film di Goupil, in un mondo malvagio.