Moderate speranze
Da qualche settimana a questa parte, i muri della metropolitana di Milano strillano ai quattro venti l’inizio di Falling Skies su Fox Italia. “Una serie prodotta da Steven Spielberg”, dicono. “Il ritorno in tv di Noah Wyle” aggiungono (che, per chi non lo ricordasse, è stato per molte stagioni il Dottor Carter di E.R. Medici in prima linea).
La serie, partita il 5 luglio con un doppio episodio pilota sul canale satellitare, viene mandata in onda in Italia quasi in contemporanea con il broadcasting statunitense (cominciato il 19 giugno). Un esperimento, quello di accorciare le distanze tra la programmazione Usa e la nostra, che le reti a pagamento hanno cominciato con la sesta stagione di Lost, e che è proseguito con qualche altro tv show, come The Event, No Ordinary Family e The Walking Dead), durante la scorsa annata televisiva. I fan della serialità dovrebbero gioirne, dal momento che, in un mondo globalizzato dal Web, la fruizione il più possibile immediata di prodotti come questi si fa fondamentale. Ma c’è un ma: quasi tutte queste serie non sono un granchè. D’accordo, non si può dire che Falling Skies sia del tutto brutta, anche se i nomi coinvolti nel progetto (oltre a Spielberg e Wyle, ci sono Robert Radat, sceneggiatore di Salvate il soldato Ryan, Graham Yost, creatore di Justified e Mark Verheiden, veterano di Battlestar Galactica) lasciavano sperare in qualcosa di più. In compenso, c’è molto Spielberg: alieni, famiglie, bandiere a stelle e strisce, buoni sentimenti. Falling Skies è un ideale seguito di La guerra dei mondi, dove però gli alieni paiono non risentire dei nostri virus influenzali e prosperano sul nostro pianeta dopo averlo invaso e aver sterminato il 90 percento della popolazione mondiale. Gli avanzi dell’umanità si organizzano in una Resistenza capitanata da ex militari e dal prof di storia americana Tom Mason (Wyle, appunto). La serie soffre di un problema comune alla fantascienza televisiva recente: dopo che le gigantesche Lost e Battlestar Galactica hanno ridefinito i confini del genere, i successivi epigoni risultano banali, scontati, “vecchi”. Basta pensare alle fini igniominiose di The Event e FlashForward, presentati al pubblico come “i nuovi Lost”. In ambito alieni, Falling Skies è certamente più riuscito della fumettosa noia di V, ma in tema “apocalisse” il confronto con Battlestar Galactica è impietoso. I sopravvissuti di questa serie prodotta da Spielberg sono troppo tranquilli, troppo buoni, troppo superficiali, ad appena sei mesi dalla fine del mondo. Il conflitto militari/civili è appena accennato, l’angoscia per una probabile estinzione della specie umana del tutto assente. Sarà che l’ottimismo obamiano di questi anni è tutt’altra cosa rispetto alla disperazione post 9/11 (è davvero così?), ma la mancanza di profondità non giova all’impatto psicologico ed emotivo della serie. Che, d’altra parte, dal punto di vista narrativo, si poggia su una struttura datata – apparentemente puntate quasi autoconclusive, con i nostri eroi costretti ad affrontare, ogni volta, una differente missione – che sarebbe stata più a proprio agio negli anni 90. La straordinaria mole di riferimenti all’immaginario fantascientifico (dalla già citata Guerra dei mondi, a Terminator, passando per Independence Day) contribuisce all’irritante sensazione di “già visto”. Perché, dunque, Falling Skies non può dirsi una brutta serie? Occorre, inevitabilmente, ridimensionare le aspettative. Siamo davanti a un buon prodotto di intrattenimento, un telefilm d’azione con cui passare le serate estive. TNT (la rete via cavo americana produttrice della serie) non è la HBO e nemmeno la AMC (il network di Mad Men e di The Walking Dead): il budget è limitato, e si sente, ma Noah Wyle se la cava bene e regge uno show che, davvero, non ha enormi pretese. Insomma, nonostante i cartelloni pubblicitari che tappezzano Milano, nessun capolavoro. Verrebbe da chiedersi quando i direttori dei palinsesti nostrani si decideranno a frugare, per regalarci trasmissioni televisive in contemporanea con gli Usa, fuori dall’ormai spompato bacino degli “eredi di Lost”. E’ vero che l’annata televisiva appena conclusa non è stata esaltante nemmeno per gli spettatori d’oltreoceano, ma, per il prossimo autunno, si intravedono spiragli di luce. Speriamo bene.
Falling Skies [id., USA, 2011] IDEATORI Robert Rodat.
CAST Noah Wyle, Will Patton, Moon Bloodgood, Drew Roy, Connor Jessup, Maxim Knight.
Sci-Fi, durata 45 minuti (episodio), stagioni 1.