Premio Sergio Amidei, Gorizia 14-23 luglio 2011
Un piede nella sabbia e uno nell’acqua
Non sempre un disguido deve essere visto come un problema: se la copia del secondo film di Mohamed Zineddaine non può essere proiettata nel pomeriggio della quinta giornata del Premio Amidei a Gorizia, viene posticipata in tarda serata, dando la possibilità al pubblico di apprezzare un’altra opera del regista.
Lo sguardo altrove e Ti ricordi di Adil? sono i due titoli in ordine di visione, due progetti che si differenziano per il formato, il primo un cortometraggio, il secondo un film, ma accomunati dal tema del viaggio, fil rouge che caratterizza tutta la produzione del cineasta. Anche se inconsciamente, è sempre a fuoco questo desiderio di partire, essere sempre in movimento, vissuto come un’esigenza dall’autore stesso. Il cortometraggio è un documentario che parla degli italiani emigrati all’estero, partendo con una valigia di cartone alla conquista di tutti i paesi possibili. Mentre l’obiettivo esplora fotografie, documenti, lettere, una voce narrante spiega allo spettatore la storia e le motivazioni di queste persone, dimenticando a volte lo stile descrittivo per trovare rifugio nella poetica delle parole concatenate. L’altro film invece è un’opera di finzione, una storia che vede protagonisti due amici, nati e cresciuti insieme in Marocco, separati quando uno dei due, Adil, decide di partire per l’Italia, sia per assistere il fratello infermo, sia per assecondare il suo desiderio di movimento, cercando rifugio in una terra dorata sconosciuta, che lo porterà a scontri e errori, i quali avranno le loro conseguenze. Girato tra Casablanca e Bologna, l’opera mette in risalto le differenze che intercorrono tra Oriente e Occidente in una storia non semplice da seguire a causa di tutto ciò che non dice, lasciando che siano le immagini a parlare, sature di colore e di ombre altrettanto intense quelle africane, più fredde e inquiete quelle italiane. È questa la caratteristica che contraddistingue la personalità del regista, che utilizza le figure in maniera comunicativa, curandole come quelle che sceglie di evocare mentre parla egli stesso alla platea, costruendo con le proprie metafore delle immagini suggestive nella mente di chi lo sta ascoltando.