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Premio Sergio Amidei

lunedì 25 Luglio, 2011 | di Edoardo Peretti
Premio Sergio Amidei
Festival
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Al cinema con Moretti
Con Habemus Papam, Nanni Moretti è tornato (se mai ha smesso di esserlo stato) al centro dell’attenzione e della scena culturale, politica e cinematografica.

Anche il Premio Sergio Amidei ha deciso di celebrare la sua figura, con un omaggio originale e inconsueto: è stato infatti scelto di proiettare, oltre ad Habemus papam e a Sogni d’oro, di cui si ricorda il trentennale della uscita in sala, una serie di corto e mediometraggi: Il giorno della prima di Close-up, Il diario del caimano, Diario di uno spettatore e il Filmquiz.Nanni_Moretti
Questa scelta è significativa perché interessa opere in cui la proverbiale e maniacale cinefilia dell’autore è in primo piano, e perché contrastano con la maggiore “istituzionalizzazione” tematica, narrativa e formale che ha interessato il suo cinema nell’ultimo decennio e che ha, anche se solo parzialmente, limitato l’egocentrismo del regista romano. La sua cinefilia è, inoltre, vista  da diverse angolazioni: c’è il Moretti/esercente, il Moretti/regista e il Moretti/spettatore.

In Il giorno della prima di Close-Up Moretti racconta del giorno in cui nel suo cinema viene proiettato Close up di Kiarostami. Il corto è un piccolo gioiello del morettianesimo, con il regista, costantemente in scena, che maniacalmente prepara ogni particolare, dai tramezzini offerti al bar, agli obiettivi da usare, fino al modo in cui le bigliettaie devono rispondere al telefono. È un’opera che mostra la cinefilia dell’autore grazie a riferimenti incrociati con il film di Kiarostami, di cui costituisce anche un omaggio, e con Caro diario.

Il diario del caimano è, invece, una sorta di cronaca delle riprese del film del 2006, con la voce over dello stesso Moretti a raccontare e commentare, o meglio, a raccontarsi e commentarsi. Oltre alla quotidianità del set, e alle riflessioni connesse con il soggetto dell’opera (per la verità, poche), ritroviamo ricorrenti manie e “topoi” del cinema di Moretti, come, per esempio la passione per i dolci, nella scena in cui, durante i sopralluoghi, il regista costringe la troupe a fare una sosta in un bar di Ostia dove fanno ottimi Krapfen. Lo stile di questo making off ricorda quello di Caro diario e di Aprile, e in primo piano sono le sensazioni e gli stati d’animo del regista, non necessariamente connesse con la realizzazione del film. Per questo Il diario del caimano va oltre l’interesse “tecnico” di un making off, diventando un film interessante di per sé e una tappa significativa del morettismo.

Diario di uno spettatore, invece, è un corto di tre minuti parte di Chacun du cinéma, film voluto da Jilles Jacob nel 2007 per celebrare i 60 anni del festival di Cannes; Moretti, chiuso in una sala deserta, si diverte e diverte commentando una manciata di film da lui visti. Qui è in scena il Moretti spettatore onnivoro, con i suoi gusti e le sue idiosincrasie, che ricorda le reazioni avute e i giudizi dati ad altri film in più di un suo lungometraggio.

Questo schema ritorna in Filmquiz, presentato al festival di Locarno e successivamente ripreso sul sito di Habemus Papam: in Filmquiz il partecipante deve indovinare una quarantina di film di cui Moretti da un breve, spesso ironico, indizio. Molti di questi indizi in realtà, più che al film da indovinare, sono legati ad esperienze del regista e alle sensazioni da lui avute durante la visione; a questo si aggiunga che molte sono opere minori e poco conosciute, come ben sa il concorrente costretto a navigare nei meandri dei motori di ricerca e a partecipare a forum creati per l’occasione. Questo a dimostrazione ancora del panorama vastissimo che interessa il Moretti cinefilo e spettatore, ma in questo gioco è presente in posizione primaria l’egocentrismo dell’autore e la consapevolezza dell’impatto che la sua figura ha sui suoi seguaci.

In questo divertente omaggio, concluso da un quiz sul cinema di Moretti, il Premio Sergio Amidei ha mostrato piccole opere che costituiscono però tappe utili per analizzare il mondo e la poetica del più importante regista italiano degli ultimi decenni; probabilmente, le ultime tre sono quelle in cui Moretti negli ultimi anni, in maniera divertita e consapevole, e certamente meno arrabbiata rispetto agli inizi, si è maggiormente mostrato e posto come centro irradiante del film, così come ha fatto nei lavori degli esordi e degli anni novanta.

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