L’infanzia secondo Truffaut
Solo una settimana fa si è conclusa la trentesima edizione del Premio Sergio Amidei, all’interno della quale ha trovato spazio una delle più importanti retrospettive mai dedicate, in ambito europeo, all’opera di François Truffaut.
Particolarmente vivace si è rivelata, fra le altre, anche la sezione “Amidei Kids”, la cui struttura, più articolata del consueto, ha condiviso diverse pellicole con le altre sezioni del festival. Anch’essa volta ad omaggiare i 150 anni dell’unità d’Italia, si è aperta con la proiezione di due film d’animazione, La lunga calza verde (1961) di Roberto Gavioli e L’eroe dei due mondi (1995) di Guido Manuli. Oltre a ciò, ad arricchire lo spazio dedicato ai ragazzi, i laboratori creativi, esperienze che si sono rivelate di grande successo e soddisfazione. Iniziate con il laboratorio “La volpe, la tartaruga e…”, progetto inserito nell’ambito della valorizzazione del fondo “Ugo Pilato”- fondo donato dalla famiglia del cineamatore alla Mediateca Provinciale di Gorizia ed inventariato dagli studenti del corso di alta formazione “Tecniche di organizzazione, gestione e valorizzazione del materiale audiovisivo”- il percorso si è concluso con il laboratorio ”I teatrinimmaginari”: attività ispirata ai mondi creati dalla matita di Sylvain Chomet, artista di cui i bambini hanno potuto apprezzare prima Appuntamento a Belville e successivamente L’illusionista. Punto di contatto fondamentale, quest’anno, l’infanzia. Chiave di volta, da un lato, della poetica truffautiana e, dall’altro, punto di vista privilegiato dallo stesso “Premio Amidei”, assegnato, nel suo trentennale, a Sylvain Chomet. Mai come in questa edizione, infatti, le diverse sezioni si sono sovrapposte, compenetrate. In un percorso che va da Il federale a La piccola ladra, passando per I quattrocento colpi, 1860, Gli anni in tasca, Viva l’Italia!, Fahrenheit 451, La pattuglia sperduta, Il ragazzo selvaggio e Fantasmi a Roma, anche gli spettatori più giovani hanno potuto beneficiare del senso profondo del festival goriziano, della sua ambizione. Ma è soprattutto restituendo l’ambivalenza, la complessità e la tenerezza dello sguardo di Truffaut sull’infanzia, che il Premio Amidei ha potuto celebrare la condizione umana che l’intellettuale francese ha avuto sempre nel cuore. Ai bambini, non agli adulti, Truffaut avvicina la verità, a loro affida una timida e sincera speranza. Esseri indifesi eppure resistenti, i bambini “hanno la pelle dura”, commenta la moglie del maestro Richet nel film Gli anni in tasca quando il giovanissimo Gregory, scavalcato il davanzale di casa per afferrare il gatto sul cornicione, precipita dal nono piano e, rimbalzando su un cespuglio, non si torce un capello. Episodio quasi fiabesco che dà la possibilità al regista di parlare delle potenzialità dei bambini: esseri straordinariamente inventivi e dotati di una particolare grazia nell’affrontare la vita. Gli unici davvero in grado di credere nella magia della poesia. Lezione condivisa anche da Chomet, che con il personaggio della piccola Alice ne L’illusionista ci ricorda ancora una volta cosa sia l’infanzia. Profondo bisogno di essere capiti e protetti, e al contempo ardente desiderio di essere indipendenti. Occhi “lunghi” aperti alla possibilità di fuggire una realtà infelice e capacità innata di credere che i maghi esistano davvero.