Uno crede di andare a vedere la solita americanata, adattamento “dovuto” dopo il successo dell’omonimo libro. Invece si trova di fronte qualcosa di inaspettato. Un salto all’indietro a quando si aveva undici anni, se l’età è ormai quella adulta; una rivisitazione del presente, se l’età è ancora adolescenziale.
Il regista semisconosciuto Thor Freudenthal, racconta con un’ironia mai scontata e con una delicatezza non facile un periodo difficile per chiunque. L’arrivo alla scuola media, che coincide forzatamente con l’inizio del passaggio verso la vita adulta, il momento in cui si vedono le differenze tra quei bambini che, solo qualche mese prima, erano tutti alti uguali e con gli stessi interessi. Ora invece la schiappa Greg si ritrova ancora bambino mentre molti sono già in fase puberale, momento che tanto si attende per poi tanto odiare. Il piccolo protagonista, alla disperata ricerca di affermazione e fama in una scalata sociale che, soprattutto nelle scuole americane (ma purtroppo è uno degli elementi che più facilmente stiamo importando), inizia molto presto, comincia a vergognarsi del suo amico Rowley che prima cerca di cambiare e poi pensa di abbandonare. Eppure l’osservare questo ragazzo goffo e in sovrappeso, a cui non interessa occupare una posizione elevata nella scala sociale, che agisce senza provare vergogna ma con il gusto di fare le cose, fa scoprire a Greg come proprio in questa capacità di vivere bene il presente stia il segreto nel sopravvivere alla crescita. Forse nulla di nuovo ci viene raccontato anche se il modo in cui ci viene raccontato è diverso; infatti la compartecipazione dei fumetti con il racconto filmico aggiunge interesse alla pellicola. I sorrisi che ci strappano i personaggi, ben costruiti e delineati e mai caricaturali, uniti a quei momenti in cui la propria storia personale si sovrappone a quella dei protagonisti, ci fanno apprezzare ancora di più la storia di due piccole schiappe. Mai convincersi di sapere ciò che si sta per vedere.