Anima fragile
Zocca è un paese in provincia di Modena, i suoi abitanti vivono la propria routine fatta di lavoro e incontri al bar. Ma Zocca è famosa, e famoso è uno dei suoi abitanti che lì è nato, ha vissuto e ancora torna a far visita ai suoi amici: Vasco Rossi. Questa storia qua, documentario di Alessandro Paris e Sibylle Righetti, ci racconta un paese con le sue tradizioni e i suoi abitanti.
E’ un documentario antropologico/musicale, quasi un genere nuovo nel panorama cinematografico. Si sbaglia a pensare che sia la classica biografia di un cantante, è molto di più, il pretesto della figura di Vasco permette ai due registi di raccontare un “mondo”. Vasco accompagna immagini di repertorio private e pubbliche esprimendo i propri ricordi, e con lui i protagonisti di quelle storie vengono intervistati senza un percorso preciso, il flusso di idee e parole sceglie cosa fa vedere. Chiaramente il cittadino illustre di Zocca serve ai due registi per far “vendere” il film, ma se si escludono le canzoni e alcune immagini di concerti il documentario racconta altro. Il pub del paese come punto d’incontro e dove Vasco ha mosso i primi passi artistici, le feste, i luoghi ma soprattutto le facce e le parole di chi con Vasco ha vissuto; e così scopriamo che le canzoni del cantautore parlano di loro e dei loro giochi di gioventù, il ricordo delle proprie radici è forte nonostante ci sia stato il successo e gli eventi abbiano portato tutti a fare scelte diverse. Da sottolineare il ricordo all’amico/chitarrista Massimo Riva fatto con stile e senza patetismi. Con leggerezza e senza mai far sentire il peso della regia i due autori regalano un’opera che non deluderà i fan ma di sicuro non annoierà o non terrà alla larga chi non ama il cantante emiliano; è un film per tutti, con molti spunti e funzionalmente genuino e vero. I paesaggi sono protagonisti insieme ai racconti, cosa inusuale per un documentario biografico. A una fotografia indovinata è affiancato un montaggio che ne valorizza la potenza e soprattutto è riuscita la scelta registica di non mostrare mai Vasco in volto durante le interviste. Attraverso il film conosciamo un uomo che, slegato dall’idea del cantante di successo, è fragile, nostalgico e onesto; uno qualunque cha ha avuto la tenacia e la fortuna di diventare uno dei “miti” italiani. Il fine ultimo di Paris e della Righetti è quello di smitizzare idee e preconcetti attraverso filmati e racconti anche spiazzanti. Ottima la scelta delle canzoni, le più personali e intime in un repertorio vastissimo e soprattutto variegato, in cui al pop più banale, Vasco negli anni ha saputo alternare pezzi che raccontano tanto della sua personalità fragile e multiforme, che negli ultimi tempi si regala sempre più al pubblico. Insomma un film da vedere e a cui dare fiducia, e forse uno dei migliori documentari musicali degli ultimi anni…e non è poco!