Folli corse per salvare la pelle
La fusione tra action-movie e teen-movie raramente risulta omogenea: il primo carattere cerca timidamente di lasciare il segno ritagliandosi ampio spazio nella parte iniziale introduttiva, per poi essere divorato dalla prepotenza del secondo che pretende il resto della pellicola e lascia un misero rimasuglio nel lieto fine.
Ultimo esempio di questa tendenza è Abduction, storia di un adolescente che nel giro di un paio di giorni vede crollare tutte le certezze sulla sua identità per venire catapultato in una costante fuga per preservare la sua vita e quella di coloro che sono legati a lui.
Classico inizio in cui si alternano problemi di relazione con i genitori, la scuola, gli amici e i primi tumulti del cuore di un ragazzo ribelle. Quando però l’azione reclama piena attenzione su di sé, riesce a far dimenticare l’età del protagonista, un muscoloso Lautner che sembra un carro armato senza freni, ed eclissa gli umani sentimenti di disperazione e disorientamento per una vita – letteralmente – rasa al suolo.
Spazio dunque al movimento sempre costante del giovane braccato su ambo i fronti sia dalla CIA, costantemente intercettata e di dubbia lealtà, che da uno spietato, ma poco convincente, agente segreto russo. Insieme al suo girovagare in cerca di una meta sicura, anche la macchina da presa segue questa linea, esibendosi in mille movimenti e costruendo un montaggio volutamente serrato, enfatizzando momenti chiave tramite l’uso calcolato del chiaroscuro ad effetto. Tra auto e moto potenti, un dispendio non motivato di proiettili, tecnologia, esplosioni, arti marziali e una ragazza da proteggere, tutti gli ingredienti per un classico action americano rispondono all’appello.
Bocciare del tutto un simile progetto sarebbe troppo facile e scontato: lasciare un margine di miglioramento a un giovane attore è cortesia, perdonare dialoghi scontati ed enfatici è capire l’adrenalina che il genere deve suscitare con ogni sua parte. Infine, accettare un finale che risolve ogni problema è rendersi conto che gli autori si sono accorti che comunque il protagonista è ancora un liceale e che un minimo crollo emotivo poteva rendere il tutto più veritiero: da rimandare, quindi, a settembre.