DVD, ROMANIA 2010
Applichiamo alla vita i puntini di sospensione
Un uomo e una donna, nudi su un letto. Si avvolgono, si intrecciano, si amano. Paul/Mimi Branescu e Raluca/Maria Popistasu, l’intimità, l’attrazione, la conoscenza. Paul e Adriana, sua moglie, a fare compere natalizie per la figlia. I primi carne, sesso e coperte; i secondi gente, lontananza e una sorta di malinconia eternamente trascinata.
Paul, Raluca, Adriana/Mirela Oprisor, l’ennesimo triangolo, l’uomo deve scegliere, e decide di farlo nei giorni in prossimità del Natale. Questa è la storia di Marti, dupa craciun/Tuesday, after Christmas – il suo Martedì dopo Natale appartiene a quella New Wave rumena, a cui vengono ascritti registi come Cristian Mungiu con il suo 4 mesi 3 settimane 2 giorni, Floran Serban con If I want to whistle, I whistle, Cristi Puiu con La morte del signor Lazarescu -, film del 2010 di Radu Muntean, presentato alla Un Certain Reguard di Cannes; la pellicola del regista rumeno arriva in Italia senza uscire nelle sale, direttamente in dvd.
L’opera ha alla base una storia trita e ritrita, il triangolo lui-lei-l’altra, che abbiamo molte volte visto al cinema, pensiamo al capolavoro Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman del 1973, sicuramente fonte d’ispirazione per il regista rumeno – addirittura il nome del nostro protagonista è lo stesso del capitolo Paula dell’altro film -; Paul si innamora di una giovane e bella odontoiatra, mettendo in crisi l’equilibrio familiare.
Muntean, con una notevole capacità registica, attraverso inquadrature fisse e piani sequenza lunghi e “snervanti” – come la storia che “tormenta” la coscienza del protagonista tanto quanto mette a dura prova, in certi momenti, la pazienza dello spettatore – racconta una storia di ordinaria quotidianità, tocca argomenti che noi spettatori conosciamo bene, sentimenti che abbiamo provato o abbiamo visto provare, e esamina con realismo e voyerismo questi due amori, scavando tra le pieghe dei corpi di Raluca e Paul che giacciono insieme e immergendosi nella distanza “materica” che relega Adriana a uno sfocato arredamento di quella “stanza” arredata insieme e che ora, a poco a poco, si sta svuotando. Paul sembra crogiolarsi in questa sua condizione, con l’amante giovane e pieno di passione, con la moglie marito premuroso e parte di un progetto, oramai consolidato, in cui l’unico fulcro e collante del tutto è Mara, la figlia. Figlia che fa da trait d’union in questo viaggio sentimentale tra la paura – di lasciare qualcosa in cui hai messo tutto te stesso, ma anche quella di intraprendere un nuovo capitolo (Paul sostiene di non volere un figlio dall’amante) pieno di interrogativi e puntini di sospensione – e la spinta vitale (elemento che caratterizza anche Raluca) che dà quella forza propulsiva che fa sperare. Nelle scene focali del film – quando la moglie inconsapevole ha davanti a sé l’amante del marito e quando poi scopre l’esistenza dell’altra donna – tutto viene esplicitato con uno stile piano, trattenuto, raccontando un dramma “tra le righe”, senza forti accenti e toni esasperati, ma questo toglie qualcosa; è come se Muntean stesse sempre al di sotto o al di là delle emozioni, tutto è talmente soffuso e soffocato da sembrare poco realistico e “dis-umano”. È un film “afono di musicalità”, oltre che senza musica, una pellicola che punta all’essenza delle immagini, al nocciolo della “questione”; l’importante sono le parole dette, i personaggi “agiti” da una forza centripeta, le inquadrature ben fatte, non le emozioni in sé; una scelta è stata fatta, ma è come se non lo fosse. Paul, come Tuesday, after Christmas, forse resterà sempre lì, tra il tacere e l’ammettere, tra il coraggio e la codardia, tra il Natale e il Capodanno, tra Adriana e Raluca e anche noi restiamo così, tra un applauso e un fischio, tra l’amore e l’odio, tra un singhiozzo e uno sbadiglio.