The sound of silence
Di meraviglia si nutriva il cinema ai suoi albori, quando lasciava a bocca aperta gli avventori dei circhi di paese e quando, più tardi, fattosi business, intratteneva gli spettatori delle grandi città con il suo star system.
Ed ecco che torna a meravigliarci, in quest’era di 3D ed effetti speciali, con un film muto e in bianco e nero che ricalca gli stilemi delle pellicole anni ’20, scorrendo piacevole e divertente per un’ora e quaranta minuti, senza dialoghi e senza annoiare.
The Artist, del regista francese Michel Hazanavicius, applauditissimo all’ultimo Festival di Cannes, è ambientato in quella Hollywood classica e frenetica e ha per protagonista un divo del muto che respinge il sonoro e cade in disgrazia. Cartelli con didascalie, accompagnamento musicale tra il ragtime e l’orchestrale, salvataggi all’ultimo minuto, animali ammaestrati, inseguimenti, incendi e melodramma: The Artist non si fa mancare nessuna delle caratteristiche proprie di quel cinema, riuscendo a risultare, allo stesso tempo, moderno e coinvolgente. Certo, può contare sul carisma del suo sorprendente protagonista, George Valentin, interpretato da Jean Dujardin, meritatamente premiato con la Palma per la Migliore Interpretazione Maschile. A guardarlo viene il dubbio che sia uscito dallo schermo di un lungometraggio di quegli anni (un po’ come il Tom de La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen) per venire a recitare in questo film del XXI secolo. The Artist non meraviglia solo in quanto esperimento inedito e riuscito, ma anche per il suo essere un atto d’amore per il cinema. Perfino troppo insistito ed evidente, in alcuni tratti, ma perdonabilissimo. Hazanavicius gioca con gli specchi, le citazioni, le meta immagini e fa di questi strumenti la sua leva di spettacolarizzazione. Riuscendo a volgere a proprio vantaggio anche il sonoro, qualcosa che in un film muto dovrebbe essere assente: la surreale e straniante sequenza dell’incubo di Valentin (vagamente debitrice di Buñuel) ne è la prova. Così, mentre mette in scena il declino di una star che rifiuta di adeguarsi ai tempi, il regista riafferma la potenza delle immagini, principio primo e fondante del cinema stesso. Non era d’altronde il gran maestro Hitchcock a dire che i dialoghi dovrebbero essere solo uno dei tanti rumori di fondo?