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Va’ e uccidi (1962)

martedì 27 Dicembre, 2011 | di Daniel Paone
Va’ e uccidi (1962)
Film History
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Dalla Corea all’Iraq, 40 anni di teorie del complotto
Era il 1962 quando uscì Va’ e uccidi. Un anno dopo molti lo riguardarono come una veggente anticipazione della morte di Kennedy. Durante la guerra in Corea del ’52,  il sergente Raymond Shaw salva la sua squadra dal fuoco nemico. I soldati di quella missione hanno però un incubo che li tormenta ogni notte.

Più che un sogno, con il tempo riaffiora un ricordo confuso in cui le eroiche gesta del loro sergente si sovrappongono ad orribili visioni di torture subite lontano dal campo di battaglia. In effetti, la verità è un’altra: erano stati catturati e portati per tre giorni in una località segreta della Manciuria, dove un’equipe di medici-militari russi aveva condotto su di loro esperimenti di condizionamento psicologico, costringendo il sergente Shaw ad uccidere due suoi compagni, ed insieme a tutti gli altri, a dimenticare quanto accaduto. Bastava poi la richiesta di fare un solitario con le carte da gioco e la vista di una regina di quadri faceva scattare nuovamente lo stato di ipnosi nel sergente, che veniva utilizzato come una marionetta per compiere omicidi politici. “Gli  esseri umani che nuotano nel grande oceano dell’atmosfera si procurano delle ferite psichiche quando si scontrano gli uni con gli altri; le ferite mortali sono quelle procurate dai genitori”. La regina di quadri richiamava, nel subconscio di Raymond, l’amata e odiata madre, capace di controllare la sua vita e di manovrare anche quella del marito. Il senatore Iselin – cui è affidato il compito di spianarle la strada alla Casa Bianca – è un politico fantoccio alcolizzato e “incapace di pensare”. Mentre grida slogan populisti da dare in pasto ai media, continuando a ripetere (e sbagliare) il numero dei presunti comunisti infiltrati al Governo, sua moglie si rivela il vero “agente americano” di russi e cinesi, regista della colossale cospirazione. Considerato tra le migliori 100 pellicole americane di sempre, Va’ e uccidi è ancora oggi il film-simbolo della Teoria del Complotto e precursore di quel filone fantapolitico che si affermerà all’interno della fantascienza a partire dagli inizi degli anni ‘60. Per quanto ancora legato alle paure delle Guerra Fredda e al Maccartismo, sarà il manifesto cinematografico delle paranoie che, di lì a poco, ossessioneranno la nazione. Il conflitto in Vietnam, l’omicidio di Kennedy e poco dopo di suo fratello Bob – nello stesso anno in cui viene assassinato Martin Luther King (1968) – sprofondano la società civile in una totale sfiducia verso i poteri politici e gli enti per la difesa della sicurezza nazionale. L’America è scossa da un malessere profondo. La superpotenza egemonica vacilla, coinvolta troppo spesso in operazioni militari illegittime, asservita ad una politica economica che inasprisce la condizione di vita delle classi meno agiate. Mentre il movimento per i diritti civili chiede verità, giustizia sociale e un’integrazione reale per le minoranze discriminate, sembra difficile credere nella possibilità di un nuovo corso della democrazia. Nasce così un cinema di denuncia, pessimista e catastrofico, che vanta una lunghissima filmografia durante gli anni ’70 e si intravede nuovamente dopo il 2001 a causa degli attentati al WTC e del successivo clima di “guerra permanente” che caratterizza la presidenza Bush. Proprio nel 2004, Jonathan Demme rivisita il romanzo di Richard Condon, da cui era tratto Va’ e uccidi e ne propone una sua versione, alla luce dei fatti e dei protagonisti attuali. Il confronto tra i due film, distanti 42 anni, è un ulteriore risorsa storiografica che testimonia come le paure e gli scenari (fanta)politici si sono modificati nel corso del tempo. Se Frankenheimer era stato attratto dai rinnovati studi sociologi sull’inconscio e le personalità multiple, preoccupato dalle teorie che ritenevano fattibili le manipolazioni del pensiero che se ne potevano ricavare (nel ’60, era uscito Psyco di Hitchcock, con cui condivide anche Janet Leigh), Demme aggiorna il concetto spostando l’attenzione sulle possibili applicazioni degli ultimi ritrovati in microchirurgia, prototipi (reali) di microchip in grado di “comunicare” con cellule celebrali. La storia di The Manchurian Candidate si svolge nel Kuwait della prima Guerra del Golfo. Ma i nemici non sono certo gli iracheni. Centro focale dell’analisi politica, che muove un remake tutto sommato fedele all’originale, è il passaggio di consegne dalla vecchia minaccia comunista ad un nuovo e spietato “potere occulto” che complotta in patria: la Manchurian Global, fantomatica multinazionale farmaceutica, si serve di tecnologie avanzate in campo scientifico per impiantare sistemi capaci di controllare le persone inducendole ad agire a comando. Il pericolo arriva, dunque, dalle multinazionali, ritenute, in quel momento, inattaccabili dal punto di vista giuridico e capaci di ottenere aiuti e copertura politica grazie al “sostegno” economico con cui determinano le sorti delle elezioni presidenziali. Un’ultima curiosità è vedere come The Manchurian Candidate aveva trovato un percorso, lasciato inesplicato nel film di Frankenheimer, per riabilitare il ruolo dell’FBI, che ritornava ad essere l’ultimo baluardo della nazione. In Va’ e uccidi, il capitano Marco si innamora di una donna che non rivelerà fino alla fine la sua identità, lasciandoci il dubbio che sia implicata nel complotto. La stessa donna, Kimberly Elise in The Manchurian Candidate, si scoprirà essere un’agente federale impegnata a risolvere il caso. Negli ultimi 8 anni che ci separano dal remake – in coincidenza con la perdita di credibilità dell’amministrazione Bush –  si nota invece un aumento esponenziale delle produzioni in cui il Governo stesso, l’esercito e i massimi servizi di intelligence, sono gli attori principali o i complici delle nuove cospirazioni.

Va’ e uccidi [The Manchurian Candidate, USA 1962] REGIA John Frankenheimer.
CAST Frank Sinatra, Janet Leigh, Laurence Harvey, Angela Lansbury.
SCENEGGIATURA George Axelrod (tratta dal romanzo The Manchurian Candidate di Richard Condon). FOTOGRAFIA Lionel Lindon. MUSICHE David Amram.
Thriller, durata 126 minuti.

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