The history of sadness: l’amore ai tempi della tristezza
“Allora noi due siamo uguali?”, “Penso di sì”. Quando due persone sono tristi, di una tristezza atavica, glielo si legge negli occhi. Quel tipo di tristezza è difficile da levare via, è sempre lì, pronta a scattare, pronta ad inondare tutto quanto.
Oliver/Ewan McGregor e Anna/Mélanie Laurent sono questo: portano dentro un dolore, una mancanza che non riescono a togliere in nessun modo, neanche quando si amano riescono a chetare totalmente quel mostro tentacolare che li smangia da dentro. Christopher Plummer è omosessuale e lo confessa a Oliver, suo figlio, dopo la morte della moglie; l’uomo potrebbe vivere a pieno la sua natura e invece viene colpito da un cancro e muore lasciando solo il figlio, con il cane Arthur, un jack russel a cui manca solo la parola, spettatore del dolore del suo padrone tanto quanto della sua fuga dalla felicità. Questa è la storia di Beginners, il secondo lavoro di Mike Mills – figlio del più intelligente cinema indipendente americano e già conosciuto per Thumbsucker (2005) – che arriva in Italia direttamente in dvd, non passando per le sale. Oliver quando conosce Anna ne rimane folgorato, è attratto da quella donna muta e triste, che non risponde al telefono perché sa che a chiamarla è il padre, in perenne lotta con la voglia di morire. È affascinato dal suo accento francese, dalle lacrime che scorrono sul suo viso, ama ciò che di sé c’è in lei, quei piccoli gesti, quei modi di fare, quelle frasi che sono anche parte dei suoi amati genitori. Oliver ha sofferto fin da piccolo per la madre, naif e speciale, per il padre, assente e lontano, per i suoi genitori, mai insieme, sempre sulla porta a dirsi “addio”; il piccolo Oliver, inconsapevole e ignaro della verità, resterà sempre quel bambino, solo, appoggiato tristemente alla parete di casa, che scivola in quel vuoto in cui si incatenerà, accoccolandosi, per paura di “rischiare la felicità”. Il regista ci spiega il distacco dai genitori e la loro riscoperta, ci mostra come in realtà l’eredità genitoriale non si esaurisca in un passaggio di cromosomi ma sia molto di più, vediamo Oliver essere sua madre mentre dice “Tu mi indichi io guido”, come lei faceva quando era bambino, essere la storia del padre quando per “ricollegarsi alla vita” porta quegli stessi fiori che aveva visto tra le mani paterne. Conoscenza e comprensione combaciano ed è come se finalmente i suoi genitori non si dicessero più “addio” e tenendolo per mano lo accompagnassero nella costruzione della sua felicità. Ognuno di noi ha bisogno di essere tenuto stretto a sé, anche con violenza, abbiamo bisogno di qualcuno che non ci dia la possibilità di aver paura, decidendo così di restare, ed è questo che Anna chiede a Oliver “Perché lasci sempre tutti, perché mi hai lasciato andare?”. “La nostra fortuna ci ha permesso di vivere una tristezza che i nostri genitori non hanno avuto tempo di provare e una felicità che non ho mai visto in loro”; i due portano con sé il proprio strascico di storia, sempre, mentre lui fa il disegnatore, mentre lei fa l’attrice, mentre si scoprono un giorno dopo l’altro; tristezza e felicità si incatenano l’una all’altra, si può rimanere tristi nonostante si sia felici: gli occhi di Oliver non perdonano anche quando la mattina presto si svegliano con accanto Anna, che d’altra parte non riesce a trattenere le lacrime neanche quando a “sorreggerla” c’è Oliver. Mills realizza, senza inutili patetismi, con un ottimo cast, – un Ewan McGregor che dà una delle interpretazioni migliori della sua carriera, una sempre brava Mélanie Laurent, dal volto intenso ed espressivo e il meraviglioso Plummer, vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista – un’opera dolorosa e umana; Beginners ci fa perdere, fluttuando, nei ricordi e nell’ironia malinconica di un mondo che impariamo a guardare come per la prima volta. Il film ci insegna che un gioiellino delicato e sussurrato può nascere anche da una storia “ordinaria”, è il modo di narrarlo, o meglio l’occhio con cui si guarda a renderlo speciale, e Mills ce l’ha quest’occhio. Saltiamo così stupiti tra passato e presente, entriamo nei muri, nei disegni fatti da Oliver, siamo nelle loro stanze vuote ed anche noi, come Oliver, ci sentiamo appena arrivati, siamo con loro quando si uniscono e si lasciano, e in fondo ci ritroviamo nelle parole di Oliver “non sapevamo come erano nate le storie nella nostra testa, a volte smettono di ronzare e riesco a vedere gli occhi di Anna nel 2003, le sue orecchie, i suoi piedi”. Adesso lasciamoli e torniamo alle nostre stanze vuote.