INEDITO, BELGIO 2011
Tutto ritorna
Rundskop, in fiammingo “Testa di bue”, è il primo lungometraggio di Michaël R. Roskam. Uscito nelle sale belghe a febbraio 2011, ma ancora inedito in Italia, sarà in corsa come Miglior Film Straniero all’Oscar 2012 .
Dalle fattorie intorno ad Hasselt, un dramma sull’irreversibilità del destino in cui l’esordiente regista di Sint-Truiden, fotografando il Limburgo belga in un chiaroscuro dominato da un rosso crepuscolare, riesce a mixare con abilità una trama ricca di elementi, che prende spunto dalla cronaca nera della “mafia degli ormoni” e si tinge di toni grotteschi nel descrivere una regione divisa dalla secolare conflittualità tra la comunità fiamminga e quella vallone. Ma tutto fa da sfondo alla sfortunata storia di Jacky; una tragedia messa a tacere negli anni, indelebile come le ferite che il tempo non può guarire. “Le cose succedono nella vita, e restano silenziose nel profondo dei campi, anno dopo anno. Ma improvvisamente tutto ritorna, come se cadesse dal cielo”. La monotona regolarità di una giovinezza trascorsa tra i campi e il bestiame preserva il delicato equilibrio di Jacky fino all’incontro con un vecchio amico d’infanzia, testimone del tragico evento vissuto 20 anni prima. L’atroce aggressione subita da bambino è la ragione di un carattere instabile e violento, influenzato dalle iniezioni di testosterone che assume per sopperire alla perdita degli ormoni sessuali.
Come aveva fatto De Niro, ingrassato di 30 kg per il grande film di Scorsese, Matthias Schoenaerts interpreta la parte di Jacky Vanmarsenille mettendo su un fisico e una prestazione da “Toro scatenato”. La prova dell’attore belga è notevole. Roskam, evitando caratterizzazioni stereotipate e facili giudizi, riesce a gestire la centralità del suo personaggio e dosare con intelligenza ciò che ruota intorno ad esso: una sessualità complessa in una provincia rurale contrapposta dalla “questione linguistica”, contaminata da mafia, omertà, piccoli criminali che trovano terreno fertile per fare soldi facili (in un contesto in cui è sottintesa la forte crisi politica che vive il Paese). Per quanto tutti questi aspetti facciano parte del film, non c’è la volontà di enfatizzarli. C’è, piuttosto, un uomo solo e il suo progressivo abbrutimento a causa dell’innocenza violata. La provincia diventa così un luogo simbolico di coercizione fisica e mentale. E’ l’ultimo posto al mondo in cui sembra possibile sottrarsi all’ineluttabile forza del destino. Dove i giorni scorrono gli uni uguali agli altri, se qualcosa capita, “sei fottuto per sempre”, come dice in modo laconico la voice-over nel prologo.
Senz’altro un buon film, con atmosfere che ricordano alcune opere dei nostri Garrone e Sorrentino.
La nomination all’Academy Award – per quel che conta – è un riconoscimento meritato. Si contenderà la statuetta con Monsieur Lazhar, Footnote, In Darkness e soprattutto con il favorito Una separazione.