Un’occhiata a che cosa ci aspetta in prima visione nel lungo ponte 25 aprile-1 maggio (le sale sperano che i molti giorni festivi possano contenere l’euforia portata dalle temperature in rialzo): Il castello nel cielo, 1986; Titanic, 1997; Hunger, 2008; Piccole bugie tra amici, 2009… che succede?
Succede che – come ha detto Bersani parlando del PD in maniera tanto schietta quanto deprimente – vince “l’usato sicuro”. Vuoi che un Miyazaki d’epoca non porti un po’ di famiglie in sala? E come definire il successo del Titanic riconvertito alla tridimensionalità? Non vorremo ignorare il momento di gloria di Michael Fassbender? Non saremo così sciocchi da perdere l’occasione di riportare in sala Cluzet e Dujardin dopo Quasi amici e The Artist? Insomma, manovre un po’ disperate per riempire gli schermi di “usati sicuri”, che poi tanto sicuri nemmeno sono (Piccole bugie tra amici è stato un flop e difficilmente riemergerà in questi giorni).
Spiace ribadirlo, ma le scelte della distribuzione, tranne poche eccezioni, continuano a pesare – e molto – sul prodotto e sui modi di consumo italiani. Certo, ci si mette anche Woody Allen a girare il più brutto film della sua carriera proprio in Italia, e così sembriamo noi quelli capaci di guastare la festa a tutti, ma proprio a tutti. E mentre una seconda tangentopoli è ormai una realtà, nemmeno il cinema politico e indignato smuove più di tanto le coscienze. Ci si aspettavano altri risultati da Diaz, che come Acab e Romanzo di una strage, sembra aver pescato nel medesimo bacino di pubblico interessato, mediamente informato, laureato, tra i 30 e i 60 anni, e aver mancato la gran parte di coloro che magari potrebbero avere un qualche beneficio a sapere che cosa sia accaduto in Italia negli ultimi 40 anni e che cosa stia accadendo ora, senza limitarsi a rafforzare i propri pregiudizi su media e giornali schierati e non obiettivi (sempre che li leggano).
Come sempre il cinema è il termometro di una società. La nostra, pur con venti talvolta lusinghieri, continua per ora a essere una nazione depressa, chiusa e in recessione. Ripassare più avanti.