INEDITO – ITALIA 2011
Quelli che si nascondono dietro un dito…
Un caso insolito quello de La bella gente di Ivano De Metteo. Prodotto dalla X Film e girato in Italia nel 2009 solo con i 450 mila euro del contributo statale, il film è ceduto alla fantomatica Lumiere Group – nostrana società fantasma il cui sito internet rimanda a una finanziaria olandese ovviamente mai occupatasi di cinema – che vede all’attivo solo una disonesta operazione di lancio in sala di Giallo/Argento a quasi un anno dalla sua uscita sul mercato homevideo con il titolo Giallo.
Pluripremiata in Francia e ivi circolata per quattro mesi nei cinema e poi nelle scuole, la pellicola di De Matteo – arrivata e a sua volta premiata in Italia ad alcuni festival – risulta tutt’ora inspiegabilmente “sequestrata” e mai distribuita su territorio nazionale dalla stessa Lumiere, reperibile pertanto solo in dvd sul mercato d’Oltralpe.
Una benestante e idealista coppia romana in vacanza in campagna, decide di aiutare una minorenne ucraina costretta a prostituirsi vicino alla loro villa. Nadja è accolta in casa come una figlia, entrando a far parte così di un piccolo mondo ricco, colto e sensibile, da cui ogni bruttura è esclusa. Una sorta di paradiso in terra per una sfortunata cenerentola ora nel paese delle meraviglie.
La prima parte del film scorre tra un abito nuovo, un libro, una cena tra amici e un tuffo in piscina, in un’edulcorata immagine da fiction televisiva, di cui però si percepisce bene l’artificiosità, la falsità di fondo, che si palesa nelle conversazioni coi vicini e nei dialoghi tra i coniugi, che hanno per oggetto la ragazza, il suo triste passato e il suo futuro a vacanza conclusa.
È l’arrivo del figlio dei due a scombinare l’idilliaca atmosfera, innescando una serie di complicazioni che lentamente rivelano la grettezza dei personaggi, la loro natura cinica e il sospetto latente in costante crescita nei confronti della giovane, sempre più a suo agio in quell’ambiente fino a poco tempo prima del tutto sconosciuto.
Come l’enigmatico ospite di Teorema, ma qui involontariamente, Nadja, perché estranea, viene a sconvolgere l’ordine e l’equilibrio della famiglia e, metaforicamente, della società stessa – di cui il nucleo familiare è cellula e rappresentazione in scala inferiore – mettendone in luce limiti e debolezze e in crisi valori e convinzioni, scatenando così un effetto “boomerang” che fa della ragazza il capro espiatorio della situazione. A ognuno è offerto tutto, a patto che tutti restino al proprio posto.
Con un occhio all’impietosa borghesia dei film di Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola e Luigi Comencini, De Matteo guarda ai nostri giorni con una crudezza ormai insolita per il cinema contemporaneo, offrendo un ritratto spietato di quella bella gente (fortunatamente non solo italiana) capace di porgere una mano per sentirsi la coscienza a posto, ma pronta a ritirarla alla prima avversità, chiudendosi nella propria ipocrisia come dietro una porta, lasciando il mondo – quello vero – fuori.