Il web del popolo
30 marzo 2012, notizia clamorosa: Fiorello se ne va da Twitter. In molti hanno gridato allo scandalo perché lo showman era stato in Italia uno dei primi vip ad utilizzare il social network per affacciarsi sul mondo, raccontando i fatti salenti della propria vita. Il timore di perdere il proprio beniamino aveva assalito i fan più fedeli, ma questo non è accaduto.
Fiorello ha abbandonato sì Twitter ma non il web, raccontando le sue giornate attraverso la sua attività multimediale preferita: i video della rassegna stampa del giorno. Già su Twitter, Fiorello quotidianamente postava video, realizzati direttamente dal bar sotto casa mediante un cellulare, in cui insieme ai clienti abituali – divenuti ormai delle star – analizzava e commentava i titoli dei più importanti quotidiani nazionali; l’operazione pian piano è stata sempre più seguita e adesso ha una seconda vita su Youtube e sul sito del presentatore. Si può parlare di un nuovo modo di fare tv o di un nuovo stile di reality? In un’epoca televisiva in cui il pubblico ha dimostrato, attraverso ascolti sempre più bassi, di non apprezzare più i reality e in cui il degrado generale dei programmi è sotto gli occhi di tutti, i video di Fiorello fanno pensare ad una possibile nuova sinergia tra i media. Un personaggio famoso agisce in un ambiente popolare (il bar) realizzando un prodotto per intrattenere il suo pubblico e per generarne di nuovo, e l’effetto finale, fruibile da un’ampia fetta di italiani, è un successo, visti anche i numeri delle visualizzazioni su Youtube (in media 3000 al giorno). Fiorello non è nuovo alle modernizzazioni dei media, basti pensare a “Viva Radio2” realizzato in primis per la radio e poi sdoganato in tv nella fascia preserale dopo il tg, e quindi è naturale pensare che ciò che adesso è esclusiva del web domani possa approdare nella tv generalista. Si sa che di reale il reality non ha nulla, essendo concepito e scritto da sceneggiatori, mentre le rassegne stampa di Fiorello appaiono più vere perché sì forse studiate a tavolino prima del ciak finale, ma realizzate con la reale gente comune che agisce istintivamente e “parla come mangia”. È questo che vuole il pubblico o per Fiorello è solo un modo per restare vivo anche quando è lontano dalla tv? Di sicuro è un modo simpatico per tastare il polso al pubblico e un’occasione per sperimentare nuovi linguaggi, che in parte si rifanno alle inchieste che sostavano tra il popolo degli anni ’60 in cui giornalisti come Biagi, in modo più istituzionale, raccoglievano i pareri su svariati argomenti di una società in rapido cambiamento. Anche quella odierna è una società che sta sviluppando dinamiche collettive nuove, e forse bisogna ridiscendere tra la gente per poter trasformare anche il pensare televisivo di un servizio pubblico che sta cercando di rimbecillirci come fece, e fa ancora, la tv del Biscione; Fiorello nel suo piccolo l’ha già capito e insieme a lui il popolo del web, sempre pronto a smobilitare le masse.