Caro amico ti scrivo
Scritto e diretto con il fidato Kent Jones (Il mio viaggio in Italia, No Direction Home: Bob Dylan), A Letter to Elia di Martin Scorsese – uscito in Italia in DVD nel 2011 edito dalla Cineteca di Bologna, accompagnato da una serie di interviste tra cui una a Fatih Akin sul rapporto tra il regista grecoamericano e il turco Yilmaz Güney, e il volume Elia Kazan. Appunti di regia a cura di Robert Cornfield – fa parte di American Masters, serie televisiva sui grandi nomi della cultura americana del Novecento.
Come in Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese e il suddetto corrispettivo sul cinema italiano, l’autore fonde le sue competenze di cineasta con quelle di colto e sensibile cinefilo, creando non un semplice documentario, ma un’intima dichiarazione d’amore verso la settima arte. Con il suo tipico approccio didattico, attraverso immagini di repertorio, analisi di scene e interviste, Scorsese realizza un mosaico visivo che non solo rende merito a un grande quanto bistrattato innovatore del cinema americano classico, ma ne offre un ritratto personale, arricchito dalla narrazione della propria esperienza di giovane spettatore prima e studioso di cinema poi davanti a film come Fronte del porto, La valle dell’Eden, Fango sulle stelle e Il ribelle dell’Anatolia, e di come questi abbiano segnato la sua adolescenza e il suo modo di pensare e fare cinema. Kazan, influenzato dal cinema neorealista, ha portato sullo schermo volti, luoghi e vicende comuni cozzanti con il ritratto dell’America solitamente offerto fino ad allora, dimostrando che anche le storie più semplici meritano di essere raccontate perché vere e facendo così dei loro protagonisti comuni eroi in cui il pubblico facilmente può identificarsi. Il passaggio più forte e coraggioso del documentario riguarda il delicato episodio di denuncia nei confronti di alcuni suoi colleghi, che Kazan compì durante la caccia alle streghe maccartista, spinto dal ricordo dell’esperienza della dittatura che gli fece “odiare i metodi e la filosofia comunista”. Il tentativo del regista di motivare il proprio gesto ignobile attraverso una lettera ai giornali, fu disastroso e le conseguenze tragiche, sia per gli accusati, sia per se stesso, costretto ad una sorta di emarginazione culturale e umana per il resto della sua vita. Solo recentemente l’autore di origini greche, grazie anche all’impegno dello stesso Scorsese nel suo processo di riabilitazione, ha riconquistato la meritata posizione di rilievo nel panorama cinematografico mondiale, arrivando a conquistare un comunque contestato Oscar alla carriera poco prima di morire. Un episodio freddo e duro che mostra l’altra faccia dell’America, quella celata dietro un falso perbenismo di cui Kazan è stato vittima a sua volta, e che per questo è riuscito a raccontare così efficacemente nel suo cinema, capacità che Scorsese non ha voluto ignorare nel ritratto vero e sentito di un uomo che come tale, accettando le responsabilità delle sue scelte, ha risposto negli anni dei suoi errori. Un salvataggio all’ultimo minuto degno del miglior cinema americano.
A Letter to Elia [Id., USA 2010] REGIA Kent Jones, Martin Scorsese.
SOGGETTO Kent Jones, Martin Scorsese. FOTOGRAFIA Mark Raker. MONTAGGIO Rachel Reichman.
Documentario, durata 60 minuti.