Il più americano tra i francesi
Anno 2079. L’ex agente della CIA Marion Snow è ingiustamente accusato di omicidio in un intrigo che coinvolge i servizi segreti e il contenuto di una misteriosa valigetta. Ma quando la figlia del presidente degli Stati Uniti viene presa in ostaggio nella prigione spaziale dove Snow sta per essere trasferito, l’Intelligence decide di commutare la sua pena nella missione di salvarla.
Da un’idea di Luc Besson, una produzione francese diretta da Stephen St. Leger e James Mather che esibiscono – in meno di sette minuti – un repertorio di cazzotti, sparatorie e inseguimenti degno delle migliori Mission: Impossible.
L’inizio rocambolesco, e volutamente inverosimile, sembra mettere subito in chiaro le intenzioni degli autori. Tuttavia, il singolare montaggio accelerato delle prime scene, rallenta e rientra in un registro più tradizionale appena ci si sposta nel penitenziario orbitante. Al suo interno, malgrado l’artigianalità di luci intermittenti, fumogeni e scoppiettii non eviti la sensazione di atmosfere da B-movie, gli effetti speciali si combinano efficacemente con una discreta fotografia dalle tinte verdi/giallo ocra, frutto di un abile uso della tecnica del chroma key già mostrata dai registi irlandesi nel loro primo cortometraggio (Pray Alone). Come in Pulp Fiction, la valigetta di cui non ci è dato sapere il contenuto è il MacGuffin hitchcockiano che dovrebbe rendere più intrigante la trama. Ma il film segue un copione abbastanza scontato, e sono per lo più gli attori – nonostante siano relegati a ruoli convenzionali – a tenere in piedi la baracca. Guy Pearce interpreta con disinvoltura un futuristico Rambo; un anti-eroe compassato, grande incassatore, con un immancabile senso dell’umorismo anche nelle situazioni più estreme. I criminali, guidati da Vincent Regan (300, Troy) e Joe Gilgun (This Is England, Mistfits), sono presi in prestito dall’immaginario piratesco mentre la fanciulla da salvare (Maggie Grace), piena di buone intenzioni e spirito democratico, è la parte positiva di un Presidente meno candido e condizionato dai soliti poteri occulti che lo tengono in pugno. A completare un campionario fantapolitico tipico dalla sci-fi made in USA, c’è la multinazionale che finanzia esperimenti sui prigionieri e il doppio gioco degli agenti governativi che tramano contro la nazione. In fin dei conti, un film che non può entusiasmare troppo ma comunque dignitoso, votato all’azione ed esclusivamente d’intrattenimento. Tra le divertenti esagerazioni, ricorderemo la discesa finale con paracadute (e ragazza svenuta in braccio) direttamente dallo spazio profondo alle strade di Washington DC.