Speciale 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
ORIZZONTI
Anima, rabbia, libertà
J.C. è una persona precisa: diligente al lavoro (fa la guardia carceraria), cura la casa e il suo pesce rosso, balla il tango per evadere silenziosamente da una vita che si ripete intatta giorno dopo giorno. Durante una lezione incontra Alice, lei la miccia che dà fuoco alla lenta implosione dell’uomo, coinvolta in un ménage à trois con due carcerati, mentre alterna le visite tra loro portando con sé il figlio quindicenne.
Dietro e fuori quelle sbarre ha inizio una tragicommedia che trascina questi cinque personaggi in una coreografia dove ognuno ha spazio per raccontare il proprio punto di vista, se solo si è disposti ad ascoltarlo. Tutti condividono una grande solitudine, J.C. primo fra tutti, così alto, così impacciato, sembra perennemente fuori sincrono con un mondo che corre troppo veloce, composto di singoli spazi angusti nei quali è facile impazzire.
I luoghi diventano il geniale paradosso di Tango Libre, accogliendo azioni che normalmente non gli appartengono, mentre una casa diventa una prigione e un carcere si trasforma in sala da ballo. È in quest’ultimo spazio che l’azione procede, la trama trova una lenta spiegazione e il contatto tra corpi può esplodere in tutta la sua forza, il desiderio di vicinanza tradotto con lo stringersi, tenendosi la mano e guardandosi negli occhi. Parafrasando, è come se si stesse parlando di un giro di tango, quando due corpi si muovono all’unisono cullati dalla musica sincopata mentre danno vita ad un pensiero triste che si balla. Piena di sentimento è la scena in cui Fernand, uno dei due amanti, trattiene Alice dopo la fine dei colloqui, abbracciandola e accennando qualche passo: quei movimenti vanno a sostituire un desiderio sessuale che si sprigiona sornione per tutto il film, esplicitato dal ballo, l’apice trovato nell’esibizione dei “maestri” in carcere, fino alla figura della stessa Alice, unica donna portatrice di quella carica sensuale tipica del corpo femminile. Si impara a ballare per conquistarla, lei che tiene in pugno la vita di tre uomini e un ragazzo, tutti che la cercano, tutti che la desiderano, tutti che alla fine vogliono solo tornare da lei.
Sottolineato dalla dolcezza delle luci dorate della sera, il film di Frédéric Fonteyne fa parte della sezione Orizzonti alla 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, andando ad ingrossare le fila di quelle pellicole capaci di filmare un’arte antica senza stereotiparla in banali siparietti coreografati tanto per riempire la pochezza della trama.