Il messaggio di Kuato
L’inizio di Total Recall fa pensare a un remake distante dall’originale. Mancano i viaggi su Marte, i mutanti, non c’è più un cattivo come Michael Ironside. Douglas Quaid vive in quel che rimane del nord Europa, ossia la Federazione Unita della Britannia collegata all’unica Colonia australiana da “The Fall”, un futuristico “ascensore” in grado di passare per il centro della Terra.
Tuttavia, l’ambientazione post-apocalittica non cambia in modo significativo lo sviluppo della storia che ripropone a grandi linee quella del ’90. Non è neanche la rilettura poco più fedele di Philip K. Dick a fare la differenza. Cambia, invece, il registro stilistico, che potremmo analizzare attraverso il protagonista, in uno dei passaggi chiave del film. Colin Farrell, nei panni di Quaid/Hauser, sembra avere gli stessi dubbi e nemici di Arnold Schwarzenegger, fino a quando non spariranno definitivamente i dubbi e aumenteranno a dismisura i nemici. “Lei è figlio delle sue opere, un uomo si definisce per le sue azioni, non per i suoi ricordi, apra la sua mente a me”, sussurrava il veggente Kuato a un Quaid in cerca della propria identità, in Atto di forza. Il nuovo Kuato – Matthias in Total Recall – spiega che il passato è una costruzione mentale che ci acceca e ci raggira mentre “il cuore vuole vivere nel presente, bisogna guardare lì per trovare la risposta”. Così, a differenza di Schwarzenegger, che nell’ultima scena avrà ancora il dubbio di stare sognando, Farrell sarà ormai convinto dal “cuore” di essere il buon Quaid. È una diversa interpretazione dello stesso messaggio o l’esatto contrario dell’idea guida che caratterizza il film di Verhoeven? Durante gli anni ’90, quel cinema fantapolitico aveva trovato un percorso nuovo, quasi mai esplorato nel ventennio precedente. L’incubo di poter vivere in un regime totalitario non riguardava più un ipotetico futuro. Come in Dark City, Matrix, Il tredicesimo piano, era proprio il presente a non essere reale e l’uomo, alienato e del tutto ignaro, era vittima del grande complotto. Oggi ci si può fidare del presente (o del cuore)? Certo è che Verhoeven aveva bilanciato sapientemente l’umorismo con le riflessioni filosofico-politiche presenti nel racconto breve di Dick. In Total Recall mancano entrambe le cose. Len Wiseman abbandona quella sceneggiatura lineare, ironica e ricca di elementi fantascientifici per girare un action movie a briglie sciolte accodandosi ai chiassosi sparatutto, ora in voga. Ci sono i rinnovati effetti speciali ma scompare la popolazione oppressa, la resistenza fa una comparsata, si indebolisce l’idea di una realtà come costruzione umana, che accade nelle nostre teste quanto fuori. Più pragmatico che interessato a Jung e Marx, è un remake rivolto (ancora una volta) al mercato e a quel pubblico che spera di sorprendere fino alla fine, con l’ultimo colpo di coda sferrato dal nemico.
Total Recall – Atto di forza [Total Recall, USA/Canada 2012] REGIA Len Wiseman.
CAST Colin Farrell, Jessica Biel, Kate Beckinsale, Bryan Cranston.
SCENEGGIATURA Kurt Wimmer, Mark Bomback, James Vanderbilt. FOTOGRAFIA Paul Cameron. MUSICHE Harry Gregson-Williams.
Fantascienza, durata 118 minuti.