Aridàtece Pasolini
Alì ha gli occhi azzurri è un film ricco di buone intenzioni, ma purtroppo privo di una vera etica della visione. Non basta la fotografia del richiestissimo Daniele Ciprì a conferire al film uno sguardo coerente, perché molte scelte di regia e sceneggiatura sono infelici.
In particolare quando viene mostrato un campionario di eccessi da film gangster: la rapina iniziale, il confuso accoltellamento in discoteca, ma soprattutto la scena trash con le prostitute, con tanto di full frontal. Ma anche nelle sequenze esteticamente oscene delle effusioni al ritmo di una, per fortuna, non ben identificata canzone di Gigi D’Alessio e dei rapporti sessuali, portati a termine o no, con pornografici carrelli ad inquadrare le spinte pelviche (chissà cosa ne pensa Rivette). O nella banalissima doccia-che-lava-i-sensi-di-colpa. Così, non si riesce ad evitare il compiacimento voyeuristico e la “spettacolarizzazione d’autore”, che sono i rischi principali di tutte le opere ibride tra doc e film di finzione, soprattutto se hanno anche intenti di denuncia sociale (in questo l’equilibrio ottenuto da L’estate di Giacomo ha del miracoloso). E si cade anche troppe volte nello stereotipo: lo “straniero” inevitabilmente malavitoso, ma traviato dall’amico italiano e quindi in realtà, come si scopre alla fine, di buon cuore o perfino romantico, sentimentale, sensibile. Dispiace, perché si percepiva un’attenzione sincera all’adolescenza, ai suoi problemi e alle sue esigenze nel riuscito documentario Fratelli d’Italia, girato da Giovannesi con la stessa procedura di pedinamento dei giovani protagonisti. Prendendo Nader, al centro dell’ultimo episodio di Fratelli d’Italia, e i suoi genitori per farli recitare in questo derivativo Alì, che ne riproduce i conflitti famigliari ma nulla aggiunge al discorso per immagini sulle difficoltà di integrazione degli emigranti di seconda generazione, Giovannesi sembra convinto che la realtà romanzata, a tinte forti e vagamente pulp di questo film “gggiovane” possa almeno superare le difficoltà di distribuzione che sovente hanno i documentari in Italia. Ma il pubblico ha davvero bisogno di ascoltare ripetutamente la madre di Nader che semplicisticamente, didascalicamente e ossessivamente, ribadisce al figlio quanto “loro” (gli italiani) siano diversi?
Alì ha gli occhi azzurri [Id., Italia 2012], REGIA Claudio Giovannesi.
CAST Nader Sarhan, Stefano Rabatti, Brigitte Apruzzesi, Marian Valenti Adrian.
SCENEGGIATURA C. Giovannesi, Filippo Gravino. FOTOGRAFIA Daniele Ciprì. MUSICHE C. Giovannesi.
Drammatico, durata 100 minuti.