13° Sottodiciotto Film Festival, 6-15 dicembre 2012, Torino
Come ogni anno, il Sottodiciotto Film Festival, rassegna dedicata al cinema per/sull’infanzia e l’adolescenza, fa capolino in quel di Torino.
Giunta ormai alla sua tredicesima edizione, la manifestazione ha proposto una varietà di iniziative, che vanno dal concorso dedicato ai lavori prodotti nelle scuole, alle anteprime (quest’anno oltre a Grandi speranze, per esempio The we and I di Gondry e il film d’animazione Le Jour des Corneilles di Jean Cristophe Dessaint, ultima apparizione di Claude Chabrol come voce di uno dei personaggi), alle rassegne e retrospettive. Quest’ultime sono dedicate sia a tendenze del presente che a icone del passato, mirate da un lato alla riscoperta e (per i cinefili incalliti) allo studio di vecchi protagonisti, dall’altro alla conoscenza di prodotti più nascosti e di nicchia. Per esempio, dopo che l’anno scorso si sono spente le 80 candeline dei Looney Tunes, quest’anno, passando sulla sponda 
disneyana, si è festeggiato il traguardo degli 80 anni di un altra icona della storia dell’animazione e del fumetto: Goofy, da noi conosciuto come Pippo, apparso per la prima volta nel 1932 in Mickey’s Revue, dove aveva ancora l’aspetto di un anziano cane barbuto, diverso da quello definitivo che inizia a definirsi a partire dal successivo The Whoopee party. Se in questi primi corti il personaggio è solo una delle tante comparse antropomorfe ricorrenti, la piccola retrospettiva comprende anche – a partire da Goofy and Wilbur (1939), suo esordio in solitaria – alcuni dei primi cartoni animati che lo vedono protagonista assoluto, in cui si consolidano il suo carattere e le sue caratteristiche più note ed emblematiche, accennate e sviluppate nella seconda metà degli anni ‘30 nelle avventure in trio con Mickey Mouse e Donald Duck o in coppia con il solo papero. Se Pippo è conosciuto da chiunque, decisamente più di nicchia è l’oggetto di un’altra piccola retrospettiva, dedicata ad una selezione di cortometraggi d’animazione russi e ucraini presentati nelle varie edizioni dell’International Animated Film Festival Krok (la selezione è dedicata a Tonino Guerra, grande sostenitore del festival): meritano un accenno il piccolo gioiello di comicità visiva Ai confini del mondo (Konstantin Bronzit, 1998), basato su una fattoria situata in precario equilibrio sulla punta di una montagna e sui problemi di stabilità dei suoi abitanti e Pièce per tre attori (Aleksandr Smygun, 1996), racconto di un’inossidabile amicizia virile tra due marionette costrette loro malgrado a picchiarsi durante lo spettacolo, che non esita a citare ironicamente atmosfere del cinema horror. Ancora Il mio strano nonno (Dina Velikovskaja, 2011) si inserisce nella tradizione di certa animazione contemporanea, il cui fascino visivo è strumento per ottenere un forte impatto emotivo legato ai rapporti tra i personaggi in scena. Colori tendenti al pastello, un disegno essenziale e un’atmosfera un po’ minimalista caratterizzano invece Gagarin (Aleksej Charitidi, 1994), storia di un bruco curioso e un po’ imbranato che non vede l’ora di trasformarsi in farfalla.