A PROPOSITO DI GIUSEPPE TORNATORE…
Opere d’arte autentiche
Uno sparo nella notte, una corsa affannosa sotto il diluvio, poi un lungo interrogatorio in una fatiscente stazione di polizia. Da una parte il famoso scrittore Onoff (Gerard Depardieu) crede di essere trattenuto ingiustamente, dall’altra il commissario (Roman Polanski) vorrebbe delle risposte a tutto ciò che il sospettato dice di non ricordare.
Presentato al 47º Festival di Cannes, nel 1994, Una pura formalità fu accolto con poco entusiasmo e la critica italiana, per non essere da meno, si accodò con un giudizio severo, rivisto solo in parte nel corso degli anni. E’ invece uno dei migliori lavori di Tornatore. Eccelle per una regia raffinata come impeccabili sono i lunghi monologhi letterari cui ha collaborato lo scrittore Pascal Quignard. Grande merito va anche a Blasco Giurato (fotografia), Andrea Crisanti (scenografia) e Vincenzo de Camillis (arredamenti) che costruiscono un’ambientazione perfetta per mettere in scena un kammerspiel kafkiano giocato sulle magistrali performance di Depardieu (visto oggi, sembra interpretare se stesso) e Polanski, senza dimenticare la parte minore ma significativa di Sergio Rubini. Non è solo un esercizio di stile, come venne bollato dalla stampa più benevola. Il suo maggiore punto di forza è la capacità di coinvolgere totalmente lo spettatore senza prendersene gioco, qualità per niente scontata quando si tratta la psiche passando al trascendentale. Come detto, lo fa con dialoghi straordinariamente curati e con la costruzione esemplare di una suspense di memoria hitchcockiana (Io ti salverò, Il sospetto, Paura in palcoscenico) sospinta dalle musiche incalzanti di Morricone. Tornatore sembra aver fatto sue le importanti lezioni del maestro britannico evitando in primo luogo di cadere nell’errore del falso (e rinnegato) flashback di Paura in palcoscenico, padre di ignobili coup de théâtre di cui sono piene le sceneggiature contemporanee, non solo nel cinema sensazionalistico alla Shyamalan ma anche in quello di registi più titolati, non ultimo Scorsese in Shutter Island. La vicenda cui assistiamo, al contrario, ci viene rivelata progressivamente proprio attraverso i flashback che riaffiorano alla memoria di Onoff. Un mosaico di fotogrammi ci anticipa elementi che non emergono dall’interrogatorio; i ricordi ci offrono un punto di vista privilegiato, non sono mai usati per confondere o depistare la soluzione del giallo. È con estrema eleganza che il metafisico si sostituisce al reale, che i piani simbolici (la memoria, le fotografie, le luci e le ombre, il vero e il falso) arricchiscono la storia e la lasciano concludere con la stesso semplice realismo con cui era iniziata. A parere di chi scrive – ribaltando un noto commento di venti anni fa (Fofi) – è un giallo straordinario perché non ha bisogno di moventi, un dramma con la suspense di un thriller, un film che non lascia indifferenti.
Una pura formalità [Id., Italia/Francia 1994] REGIA Giuseppe Tornatore.
CAST Gerard Depardieu, Roman Polanski, Sergio Rubini, Maria Rosa Spagnolo.
SCENEGGIATURA Giuseppe Tornatore. FOTOGRAFIA Blasco Giurato. MUSICHE Ennio Morricone.
Drammatico, durata 108 minuti.