SPECIALE MUSICAL
Everybody in the sky with diamonds
E’ di un paio di settimane fa l’uscita di Qualcosa nell’aria, tributo al maggio francese, di cui la sottoscritta si è occupata sottolineando una purezza formale insolita per la cinematografia sessantottina.
Il lavoro sentimentale di Olivier Assayas, nel mucchio di vuoti rigurgiti psichedelici sulla Summer of love, ha rappresentato – parafrasandone il titolo – una sana boccata d’aria fresca stilistica, nonché una svolta esistenzialista, come ai tempi fu quella percorsa da Monte Hellman con Strada a doppia corsia. Pescando però dal fondo del barile, ben prima che l’hippy film diventasse fenomeno modaiolo patinato, Across The Universe risultava l’opera tecnicamente più pregevole tra le pellicole sul tema dominate dalla color correction e dalla distorsione visiva tipica dell’effetto cannabis, che Easy Rider trasmise viralmente. Una manipolazione estetica kitsch e debordante, giustificabile anche in questo caso dall’eccellente colonna sonora (basata interamente su canzoni dei Beatles), capace di infondere l’energia vitale e arcobaleno dei Sixties più Pop. E poi, in maniera complessiva, dal genere a cui il film appartiene, il musical, che per natura sposta il viaggio in una dimensione simbolica distante dal pianeta terra. Le note vibranti del pezzo da cui il titolo prende il nome, composto in un momento di grande avvicinamento da parte dei Fab Four alle filosofie orientali e alla meditazione; dei più conosciuti Come together, Revolution, Strawberry fields forever, passando per il medley di With A Little Help Of My Friends, fino alla toccante While My Guitar Gently Weeps, cantata dopo la morte di M. L. King., aprono i chakra dello spettatore e concorrono a trascinarlo con forza in un vortice esplosivo, dove al rosso sangue dei morti in Vietnam si ribatte con il bombardamento pacifista delle fragole (in sostituzione ai fiori nei cannoni). Gli intenti del teen movie di Julie Taymor vengono palesati nella sola espressività creativa, con onestà, senza che l’autrice debba nascondersi dietro il paravento dell’analisi psicologica di un movimento generazionale (che il più delle volte si rivela parziale o errata). L’approccio alla fruizione dunque, si sveste dei tradizionali equivoci e dell’opprimente influenza politica (totalizzante in qualsivoglia tentativo italiano o europeo), per afferrare una confezione pratica e leggera, di consumo immediato, paragonabile ad una serata di karaoke organizzata all’interno di una mostra di videoarte.
Sono trascorsi 45 anni da quando si volava in cielo con Lucy, mentre oggi è Rihanna a suggerirci di Shine Bright Like A Diamond. In ogni caso onore alla regista per averci permesso di tuffarci in un universo in cui sono resi all’ennesima potenza gli effetti percepiti dalla migliore droga in assoluto: il cinema.
Across the Universe [Id., USA 2007] REGIA Julie Taymor.
CAST Jim Sturgess, Evan Rachel Wood, Joe Anderson, Dana Fuchs.
SCENEGGIATURA J. Taymor, Dick Clement, Ian La Frenais. FOTOGRAFIA Bruno Delbonnel. MUSICHE The Beatles, Elliot Goldenthal.
Musicale, durata 133 minuti.