SPECIALE GUS VAN SANT
Il prezzo della verità
È un Van Sant in sordina quello di Promised Land, film “su commissione” cedutogli dal fidato Matt Damon, qui attore e sceneggiatore al suo rimandato debutto alla regia. Privo della provocatoria incisività di buona parte del suo cinema, il regista realizza un prodotto decisamente moralistico, ma non per questo privo di forza critica e di un chiaro messaggio etico che lo salvano da un fallimentare scivolone retorico.
La storia è quella di Steve Butler, talentuoso aspirante dirigente di una holding gassifera, inviato in prova nella provincia agricola della Pennsylvania per convincere i proprietari terrieri ad affittare alla compagnia i propri terreni per le estrazioni. Aiutato dalla collega Sue, Butler si trova presto a scontrarsi con una comunità più ostica del previsto, supportata da un ambientalista che pone discredito sulla ditta per cui lavora il protagonista. Promised Land si fa parabola sulla verità e la sincerità come valori fondanti della società americana. In tempi come quelli odierni è facile per quelli cresciuti nella “mitologia visionaria di se stessi”, i cui sforzi e sacrifici sono resi vani da una galoppante crisi economica, cedere alle persuasive e allettanti proposte di un venditore di sogni come Butler, capace di giocare con le parole e la promessa di ricchezza a pochi chilometri sottoterra. Anche Friedkin con Killer Joe ha affrontato di recente una tematica simile, pur con toni decisamente diversi. Se la sua era una critica spietata a un’America ancora stupidamente ingenua, quello di Van Sant è all’opposto un inno a un Paese capace ancora di redimersi, perché mosso dai valori suddetti, che si fanno matrici ideali della coscienza civile a stelle e strisce. In effetti Butler agisce in buona fede nel nome dell’impresa di cui si sente parte e nel momento in cui la realtà gli si rivelerà diversa, si troverà a dover prendere una decisione più che sofferta, guardando a ciò in cui crede e desidera veramente. Un film etico si è detto in apertura, che lascia i protagonisti – così come gli spettatori – liberi di agire secondo il proprio sentire: un invito a cercare la propria terra promessa non in luogo fisico, quanto piuttosto dentro di sé, attraverso le proprie scelte che, se a volte cause di cocenti sconfitte, possono comunque valere come vittorie. Un discorso certo americano, ma non per questo non universalmente condivisibile.
Promised Land [Id., USA 2012] REGIA Gus Van Sant.
CAST Matt Damon, Frances McDormand, John Krasinski, Hal Holbrook.
SCENEGGIATURA John Krasinski, Matt Damon, Dave Eggers. FOTOGRAFIA Linus Sandgren. MUSICHE Danny Elfman.
Drammatico, durata 106 minuti.